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di Ilaria Sacchettoni

Corriere della Sera, 11 marzo 2024

Avariato e ora anche in versione boccaccesca, il cibo fra le mura carcerarie. Nei giorni scorsi la ditta Ventura ha servito ai detenuti di Rebibbia dolcetti al cioccolato a forma di fallo. Uno sberleffo per chi li ha ricevuti e una ritorsione secondo l’ex garante dei diritti dei detenuti Gabriella Stramaccioni, che ha subito inviato una segnalazione in Procura a integrazione delle sue precedenti denunce sul vitto carcerario. Un passo indietro, allora, alla fine di febbraio. La popolazione del penitenziario aveva ordinato pasticcini al cioccolato da distribuire con i pasti ordinari (assai amari, vedremo). Nelle intenzioni avrebbe dovuto essere una piccola occasione di festa. Ma no. La fornitura, pagata in anticipo, ha lasciato tutti sbigottiti. Si trattava infatti di un’offensiva serie di dolcetti a forma di genitali maschili il cui sottotesto viene interpretato da Gabriella Stramaccioni in relazione alla lunga vicenda del vitto e sopravvitto del penitenziario.

Carne scadente e cibo annacquato - In passato, infatti, molti detenuti si erano rivolti all’allora garante per sollecitare una riforma delle condizioni relative al cibo. Caffè con i fondi, carne scadente, latte annacquato, materie prime d’inconfessabile origine. Queste sarebbero le forniture della ditta che da un cinquantennio circa assicura i pasti ai detenuti. La conferma è venuta dai laboratori istituzionali dopo che i pm Gennaro Varone e Giulia Guccione hanno disposto approfondimenti in merito. Oggi la Ventura, sotto accusa per frode in pubbliche forniture, continua a fornire sia i pasti quotidiani dei detenuti che a occuparsi dello spaccio interno (in genere dai prezzi maggiorati rispetto a quelli di mercato).

Lamentele ed esposti - Va da sé che le lamentele dei reclusi non hanno fatto piacere ai vertici della Ventura. In seguito agli esposti e dopo l’esplosione dell’inchiesta la ditta aveva abbassato i prezzi dei prodotti venduti allo spaccio interno e assicurato piccoli miglioramenti alla cucina di tutti i giorni. Almeno fino a poco tempo fa. Stramaccioni si dice, ora, convinta che in assenza di monitoraggio abbiano ripreso quota le vecchie abitudini: “La mancanza di controlli quotidiani riporta tutto indietro a com’era prima. Mi auguro che la Procura faccia luce su quanto sta avvenendo”.

L'assegnazione a Ventura - La Ventura è collegata allo storico gruppo di Arturo Berselli, da sempre aggiudicatario del servizio di ristorazione nelle carceri regionali, vitto e spaccio (sopravvitto). Chi, per ragioni di qualità, evitava il cibo della mensa finiva per foraggiare la medesima ditta acquistando prodotti alla rivendita interna. Un pronunciamento del garante della concorrenza, all’epoca in cui i due servizi erano assegnati alla stessa Ventura, aveva evidenziato dubbi sulla legittimità del caso. In seguito era intervenuta Marta Cartabia (ministro della Giustizia in epoca Draghi) a bandire una nuova gara d’appalto sulle forniture.