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di Alessia Truzzolillo

Corriere della Calabria, 21 ottobre 2023

La giovane si è rivolta all’autorità giudiziaria per avere verità sulle responsabilità dei medici di Rebibbia e del pm che non ha disposto l’autopsia. Quello che lei sa è che suo padre, già malato, si è sentito male ma per ore nessuno è intervenuto. Chiede chiarimenti, chiede di conoscere la verità sulla morte di suo padre avvenuta in carcere, a Rebibbia, il 14 ottobre scorso.

Chiede il sequestro della cartella clinica. Per fare in modo che le sue richieste non cadano nel vuoto Emanuela Leonetti si è rivolta ai carabinieri della Stazione di Cirò Superiore per sporgere una denuncia querela. Dal 14 ottobre la ragazza ha acquisito solo preoccupanti informazioni sulla morte del genitore, detenuto con l’accusa di associazione mafiosa, in qualità di appartenete del locale di Cirò, e tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “Ultimo Atto” del 16 febbraio 2023. Rosario Leonetti, 58 anni, era cardiopatico e avrebbe dovuto essere sottoposto a un intervento chirurgico fuori dalle mura di Rebibbia. Tra le altre cose, per non incorrere in apnee notturne, dormiva attaccato a un macchinario fornito dall’amministrazione penitenziaria.

Nessuna risposta dopo la morte - “So che anche mio padre, preoccupato per la propria situazione, tramite il proprio avvocato chiedeva al carcere copia della cartella clinica”, dice la ragazza ai carabinieri e aggiunge che subito dopo la morte del 58enne ha chiesto per giorni dove si trovasse la salma del genitore “ma nonostante le sollecitazioni inviate anche tramite pec, non ricevevo alcuna risposta”. Neanche la Dda di Catanzaro “era a conoscenza del luogo ove era custodito il corpo”. Solo dopo tre giorni si viene a sapere che “la salma si trovava presso il policlinico universitario di Roma la Sapienza” e non poteva essere toccata perché “era stata posta sotto sequestro da parte dell’autorità giudiziaria e che da lì a breve si sarebbe certamente effettuato l’esame autoptico così come richiesto in sede di denuncia”.

“Per ore senza ausilio medico” - Il pm di Roma incaricato delle indagini decide, martedì 17, che non si sarebbe proceduto al sequestro della salma. Dunque nessuna autopsia per verificare le cause della morte. Oltre al danno la beffa: ad oggi la famiglia non ha ancora riavuto il corpo del defunto. “Mi sento smarrita ed impotente. Il suo processo non era ancora iniziato ma noi abbiamo già perso tutti i nostri diritti”, dice Emanuele Leonetti ai carabinieri. “Temo - dice ancora il 19 ottobre - che dietro la sua morte prematura possano celarsi delle responsabilità e pertanto insisto affinché l’autorità giudiziaria - provveda senza ulteriore indugio a sequestrare la cartella clinica custodita presso il carcere di Rebibbia-nuovo complesso, nonché la salma di mio padre che in questo momento dovrebbe essere trasportata presso il cimitero di Cirò Marina entro la giornata odierna; così da accertare le reali cause del decesso”.

Querela contro i medici di Rebibbia e il pm di Roma - Quello che la ragazza ha saputo e intende accertare, se confermato sarebbe gravissimo. Rosario Leonetti era detenuto nel settore infermeria, insieme ad altre persone, e la notte in cui si è sentito male per ore è stato chiesto aiuto ma “mio padre è stato per ore senza ausilio medico seppur richiesto e, pertanto, quando i sanitari sono finalmente intervenuti, non era rimasto loro altro da fare se non costatarne l’avvenuto decesso”.

Per questa ragione Emanuela Leonetti, assistita dall’avvocato Antonio Lomonaco, ha presentato una formale “denuncia-querela nei confronti di tutto il personale medico della casa circondariale di Rebibbia-nuovo complesso, che ha avuto in cura mio padre sino al momento del decesso”. L’ipotesi di reato avanzata dal legale è di omicidio colposo. Ma la denuncia querela si estende anche al magistrato romano “in servizio presso la Procura della Repubblica di Roma per le ipotesi che l’autorità giudiziaria vorrà ravvisare in merito a mancato sequestro della salma e della documentazione sanitaria al fine dell’espletamento dell’esame autoptico”.

Nella denuncia-querela si assicura che coloro che erano detenuti insieme al padre “sono tutti pronti a testimoniare sulla circostanza che mio padre è stato per ore senza ausilio medico”.

Poteva essere salvato Rosario Leonetti? È stato fatto il necessario per lui? Perché si è deciso di non procedere all’autopsia e al sequestro della cartella clinica? Sono domande per le quali una figlia cerca uno spiraglio di luce e verità.