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di Jacopo Storni

Corriere Fiorentino, 28 ottobre 2023

Samba, gambiano, dorme tutte le sere nel parco delle Cascine. “Sono stato in una struttura per migranti, poi ho ricevuto la protezione internazionale e sono dovuto andare via”. Nei giardini della Fortezza c’è Khaled, pachistano, insieme ad altri connazionali. Sono arrivati dalla rotta balcanica, ma nei centri di accoglienza non ho trovato posto. In centro c’è Claudio, siciliano, un passato familiare burrascoso e qualche anno in carcere, fino a pochi giorni fa accampato con la sua tenda nel vicolo di Santa Maria Maggiore. “Io mi vergogno a vivere in queste condizioni, a stare accanto al Duomo a chiedere l’elemosina, a dormire in questa tenda”. Il suo labrador sempre accanto, Rex. “Quello che mi dà un cane non mi dà una persona”. E poi Massimo, dorme fuori dalla chiesa del Romito (anche lui in tenda) da quasi quattro anni: “È iniziato tutto con la pandemia, lavoravo in una pasticceria, che però ha chiuso, sono rimasto a piedi”. Perde il lavoro, si sgretolano gli affetti familiari, finiscono i soldi. E si ritrova per strada. “Ormai ci ho fatto l’abitudine”.

Sono più o meno mille ogni notte i senzatetto nelle vie, nelle piazze, nelle stazioni e in alloggi di fortuna della provincia di Firenze, secondo quasi tutte le associazioni che ogni notte si fanno carico di aiutarli, anche grazie al coordinamento comunale delle unità di strada. La Ronda della Carità è una di queste. “In strada vediamo sempre più giovani ragazzi africani e asiatici che non trovano accoglienza” racconta la presidente Marisa Consilvio. Sono quelli che lasciano le strutture del sud e si ritrovano a Firenze per chiedere asilo. Non sempre ci sono posti per loro, quasi tutti i centri sono pieni. E poi ci sono quelli che fuoriescono dalle strutture perché l’accoglienza è terminata. Molti vorrebbero proseguire per il nord Europa ma le frontiere sono difficili da superare. “Vogliono farci credere che siamo di fronte a un’emergenza migranti, ma i numeri sono relativamente bassi - aggiunge Consilvio - Se ci fossero più fondi per l’accoglienza, queste persone potrebbero seguire percorsi di inclusione nei centri a loro dedicati. E invece finiscono per strada, con tutte le conseguenze del caso. È il sistema che non li integra”.

Parole simili da Serena Velona, presidente di Acisjf Firenze. “Ogni giorno al nostro help center alla stazione tocchiamo con mano i problemi di tanti ragazzi che vivono per strada. Arrivano in condizioni pietose, a volte scalzi, affamati. I bandi governativi per l’accoglienza nelle strutture sono stati fatti al ribasso e tante associazioni si sono tirate indietro, questi sono i risultati”. Ma i senzatetto non sono soltanto migranti. “Gli italiani non sono mai spariti, ce ne sono meno in percentuale rispetto a prima ma ci sono ancora - spiegano dalla Ronda - molti hanno visto la loro vita precipitare dopo con il Covid”. Persistono in strada anche persone che arrivano dall’Est Europa. Come Marius, romeno, che dorme in una stamberga nel giardino dell’ospedale di Careggi: “Vorrei lavorare, ho lasciato il curriculum al centro per l’impiego, ma ancora non ho trovato niente”. Tra le associazioni di strada c’è anche Medu: “Ci preoccupa molto la salute mentale delle persone che incontriamo” dice la coordinatrice Silvia Ciofi Baffoni. Per Michele Brancale della Comunità di Sant’Egidio “i senza dimora sono in aumento e anche le persone, a volte famiglie intere, che si rivolgono a noi per un pacco alimentare”.