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di Carlo Bertini

La Stampa, 4 febbraio 2023

L’ex presidente della commissione Antimafia contro “lo spregio delle istituzioni e l’incultura parlamentare”. “Questa volta, senza se e senza ma, difendo il Pd e apprezzo la solidarietà dei 5stelle verso i dem e spero che le opposizioni non si fermino. Come si permette questa destra di usare strumenti intimidatori? Non vorrei che dietro vi fosse altro...”.

Lo sdegno di Rosy Bindi, definita ai tempi dei governi Prodi, la “pasionaria” del Pd, è incontenibile. L’ex presidente della commissione Antimafia si scaglia contro “lo spregio delle istituzioni e l’incultura parlamentare”, contro “questo grande strumento di distrazione di massa rispetto ad un’azione di governo dannosa sul piano economico e sociale”.

C’è un disegno, una strategia della tensione, dietro gli attacchi alle opposizioni?

“Guardi, concedo solo una breve parentesi alla dietrologia: noto che in questi giorni non si parla di energia, di benzina, di conflitto tra lavoratori autonomi e dipendenti dovuto alle sciagurate norme sulla flat tax in finanziaria, del lavoro sottopagato e dell’Autonomia differenziata. Insomma di tutti i problemi del Paese”.

A proposito, lei che ne pensa di questa Autonomia?

“Una riforma incostituzionale nel merito e nel metodo, distruggerà scuola e sanità, aumenterà le disuguaglianze. Invece di cedere i poteri all’Europa, su energia e altro, trasferiamo sovranità alle regioni e spacchiamo l’unità del paese. Un disastro”.

Quindi fa bene il Pd con Bonaccini ad alzare barricate?

“Bonaccini critica ma gli ha dato il via libera all’inizio. Io, come elettore di centrosinistra, mi sarei aspettata da subito le barricate, non la collaborazione con la destra seguendo la teoria della riduzione del danno. Questa Autonomia è anche propaganda elettorale alla vigilia delle elezioni in Lombardia. Meloni la accetta come merce di scambio col presidenzialismo, due riforme che stravolgono la Costituzione, vanno fermate con decisione”.

Torniamo a Cospito. Che effetti avrà questa vicenda?

“La maggioranza lanciando quelle accuse incendia il Paese e indebolisce la lotta alla mafia. Un fronte sul quale, la politica non può dividersi”.

Nordio dovrebbe dimettersi?

“Beh, il fatto che si stia esponendo lui per difendere due soggetti indifendibili, dà l’idea che la premier abbia più a cuore le sorti di Delmastro e Donzelli che quelle del suo Guardasigilli. Il quale si era fatto già male da solo con le affermazioni sulle intercettazioni dopo la cattura di Messina Denaro e con quelle contro i giudici che vedono mafia dappertutto. E ora è più indebolito dopo essersi arrampicato sugli specchi per difendere Delmastro, che ha diffuso notizie non divulgabili”.

Come finirà sul piano istituzionale? Delmastro e il vicepresidente del Copasir Donzelli si dimetteranno?

“Dubito, se Nordio e la premier fanno quadrato, facile prevedere il finale. L’opposizione fa bene a chiedere le dimissioni, ha tutte le ragioni per farlo. Ma temo che Meloni li coprirà in ogni modo”.

È il primo scivolone vero della premier?

“Non è il primo, ma è serio, anche se lei pensa di gestirla con furbizia restando silente. La realtà è che politicamente è un fatto molto grave, perché dimostra una inciviltà parlamentare di Donzelli, mentre sul piano istituzionale il comportamento più censurabile è del sottosegretario: erano dati che poteva conoscere per il suo incarico, ma non erano divulgabili. E lo dico per esperienza: quando in commissione Antimafia è stato fondamentale avere notizie dal Dap, noi potevamo avervi accesso, ma le abbiamo secretate, proprio perché non potevamo portarle a conoscenza di altri”.

Su Cospito, l’ex ministro Orlando dice che bisogna riflettere se le sue condanne valgano un 41 bis.

“Sul caso non posso esprimermi, ci sono pareri della magistratura difformi, dovrà decidere il ministro. Sul piano generale, il 41 bis è ineliminabile dal nostro ordinamento, è strumento fondamentale per combattere la mafia. Ma la sua applicazione va assunta con molta attenzione e va riservata ai casi davvero gravi e pericolosi. La visita fatta da noi come commissione Antimafia a Totò Riina ci confermò che era assistito meglio della maggioranza degli anziani del nostro paese e allo stesso tempo era lucido e in grado di esercitare ancora la sua funzione di capo mafia”.

E quindi?

“È sbagliato definire il 41 bis carcere duro. È una misura che come tutte le altre pene deve puntare alla riabilitazione del soggetto. Non è una misura per costringere il detenuto alla collaborazione, ma grazie alla quale la persona in solitudine può ripensare alla sua vita e magari pentirsi. Va poi detto che le condizioni di molti carcerati in Italia sono decisamente peggiori di chi si trova al 41 bis, per via della situazione ambientale e per la qualità della vita. Un detenuto al 41 bis non subisce per esempio il sovraffollamento delle celle. E l’obiettivo non è accanirsi sul detenuto, ma isolarlo dalla sua organizzazione criminale. È assistito, ha dei gruppi di socialità, persino Riina aveva persone con cui poteva parlare. Relazioni osservate, che consentono di capire molte cose”.

Per la sua esperienza, è anomalo che siano andati quattro esponenti dem in delegazione, accettando di colloquiare con i mafiosi come chiesto da Cospito?

“No, i parlamentari hanno il diritto dovere di farlo e pure quando noi andammo a visitare Riina lui era diventato un caso politico e noi andammo a verificare le sue condizioni. Non ci si può meravigliare se i parlamentari esercitano le loro prerogative quando vi sia motivo di preoccupazione, sia per gli anarchici, sia per i mafiosi”.

Il Pd è diviso tra chi mette in dubbio il 41 bis in casi come quello di Cospito e chi invoca fermezza. Giusto?

“È inutile dividersi su questo punto, poiché caso per caso la decisione spetta alla magistratura e al ministro. Piuttosto, il Pd non desista dall’opporsi, non può far passare liscia alla maggioranza questa provocazione”.