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di Maria Serena Natale

Corriere della Sera, 26 dicembre 2023

La prossima settimana si attendono 28 gradi sotto zero. “È il posto più isolato al mondo”. A Kharp vagano seimila anime. Stazione nel calvario dei deportati lungo la Strada morta, la Strada ferrata di Stalin che doveva attraversare le desolazioni dell’Arcipelago Gulag e trasportare il nichel estratto nelle miniere della vicina Norilsk, era nata come campo per i prigionieri arruolati nella costruzione dei binari, poi diventata “insediamento urbano”, troppo piccolo per essere classificato città nell’ordinamento sovietico. Siberia nord-occidentale, terra dura di ghiaccio e palude, gas e carbone, il luogo perfetto per scomparire.

Di prigioni alle quali si può solo sopravvivere negli anni ne sono spuntate diverse. Dopo il lungo black-out servito a trasferirlo, ancora in treno, dalla colonia penale n.6 di Melekhovo duecento chilometri a est di Mosca, il nemico pubblico numero uno di Vladimir Putin è ricomparso qui. Il blogger dissidente Aleksej Navalny era già stato condannato per appropriazione indebita e oltraggio alla Corte, ora sconta una condanna a 19 anni per estremismo che gli riserva il nuovo “regime speciale”. Secondo le prime informazioni diffuse dalla sua squadra anti-corruzione si troverebbe nella colonia n.3, sessanta chilometri a nord del Circolo Polare Artico, non lontana dal famigerato carcere per ergastolani sulle rive del fiume Sob soprannominato “Gufo polare”.

A 47 anni, provato da anni di battaglie e arresti, un avvelenamento con gas nervino Novichok e ormai quasi tre anni di carcere in un isolamento pari alla tortura, Navalny aveva denunciato le terribili condizioni di detenzione e le mancate cure. Se a Melekhovo le comunicazioni con l’esterno erano sistematicamente interrotte, a Kharp diventano impossibili: “È il posto più isolato al mondo” ha dichiarato il suo stretto collaboratore Leonid Volkov. La prossima settimana, nella regione a duemila chilometri da Mosca, si attendono 28 gradi sotto zero. A tre mesi dalle presidenziali che incoroneranno l’eterno Zar in tempo di guerra, l’obiettivo resta intimidire, spezzare resistenza e volontà. Per Navalny la prova più estrema.