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di Fabrizio Dragosei

Corriere della Sera, 19 febbraio 2024

Il corpo dell’oppositore è ancora trattenuto dalle autorità, si troverebbe ora in un ospedale di Salekhard. Lo scambio (fallito) di prigionieri. Il post della moglie: “Ti amo”. In tutte le città i russi continuano a deporre fiori e dolci per onorare Aleksei Navalny (secondo una tradizione delle campagne) e a sfidare le autorità che fermano centinaia di persone, visto che qualsiasi manifestazione è proibita. Ma ancora non si sa come sia morto il principale oppositore russo, in che momento sia veramente spirato e se il corpo sarà mai restituito alla moglie.

Da fonti non ufficiali continuano ad arrivare segnalazioni di strani movimenti avvenuti già la sera prima del decesso attorno al carcere oltre il circolo polare dove Navalny si trovava. Funzionari dei servizi segreti visti da alcuni abitanti, telecamere di sorveglianza che sarebbero state disabilitate, reclusi che sarebbero stati chiusi nelle celle all’improvviso senza motivo.

Yulia, la moglie del quarantasettenne ex blogger che venerdì aveva coraggiosamente deciso di andare a parlare alla conferenza sulla sicurezza di Monaco, ieri ha postato un dolcissimo “ti amo” con una foto che ritrae la coppia teneramente abbracciata. Aleksei, prima di morire, le aveva mandato un messaggio per San Valentino riprendendo una canzone sovietica degli anni Sessanta sulla lontananza e la speranza di una futura ricongiunzione.

Assieme ai due figli, Yulia ha deciso di non tenere dentro di sé il grande dolore ma di fare quello “che Aliosha avrebbe fatto”, vale a dire continuare, per quanto possibile, la sua battaglia. Così oggi sarà a Bruxelles accogliendo l’invito a partecipare al Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Unione Europea.

Il corpo del detenuto Navalny si troverebbe ora in un ospedale di Salekhard, una città non lontana da Kharp dove ha sede la colonia penale IK-3. I sanitari avrebbero riferito di lividi provocati sia dal massaggio cardiaco sia dal tentativo del personale di immobilizzare il paziente che era scosso da convulsioni. Ma convulsioni provocate da cosa, visto che la causa del decesso era stata indicata prima in un embolo e poi in una vaghissima sindrome da morte improvvisa? Il giornale Novaya Gazeta ha ripescato quello che spiegò un medico rianimatore quando Navalny venne avvelenato con l’agente nervino Novichok nel 2020. Che in quei casi sono possibili convulsioni che precedono il coma.

Varie fonti hanno confermato che nei giorni precedenti il 16 Aleksei stava bene. Il 12 febbraio aveva incontrato la madre che era arrivata fino a Kharp da Mosca. Non sappiamo se l’autopsia sia già stata effettuata ma certamente non vi ha potuto partecipare nessun rappresentante della famiglia. I risultati che verranno annunciati difficilmente saranno accettati dai sostenitori di Navalny. Il corpo può essere trattenuto dalle autorità inquirenti per 30 giorni, ma nel caso venisse aperto un procedimento penale (magari contro ignoti o fantomatici agenti occidentali) allora questo termine si protrarrebbe indefinitamente. Come ha detto al programmaIn mezz’ora l’ex oligarca ed ex prigioniero Mikhail Khodorkovskij, “difficilmente verrà concessa la possibilità di un vero funerale”. Chi accusa il Cremlino di aver orchestrato la morte del dissidente è convinto che anche il giorno sia stato scelto con cura. Proprio mentre a Monaco si svolgeva la conferenza sulla sicurezza. “Non un caso, ma un messaggio preciso”, ha dichiarato la presidente della Georgia Salomé Zurabishvili.

Diciassette anni fa, proprio alla conferenza di Monaco Putin ruppe duramente con l’Occidente accusando gli Stati Uniti di perseguire una politica che prevede l’uso della forza nelle relazioni internazionali. Per il quotidiano tedesco Bild, Navalny era nel “pacchetto” che Usa, Germania e Russia stavano trattando per uno scambio. I russi vogliono indietro Vadim Krasikov, un “patriota”, come lo ha definito Putin, che nel 2019 giustiziò a Berlino un ex comandante ceceno, Zelimkhan Khangoshvili, il quale, sempre secondo Putin, aveva compiuto efferate atrocità contro soldati russi prigionieri. Si sa che nello scambio dovrebbe entrare anche il giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich in carcere a Mosca per un’accusa di spionaggio che lui ha sempre respinto.