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di Linda Laura Sabbadini*

La Stampa, 9 maggio 2022

Perché il gradimento di Putin è un fake number. Ottanta per centro di russi favorevoli a Putin? Non può essere considerato dato affidabile. Non è possibile a oggi misurare tramite sondaggi quanto vasto sia realmente il consenso verso Putin.

Vediamo perché. La chiave per ottenere dati di qualità è mettere le persone in condizione di dire ciò che pensano senza incorrere in conseguenze spiacevoli. In Russia ci sono molti scienziati e statistici di grande valore. Non dobbiamo mai dimenticarcelo. Massimo rispetto. Ma la Russia non è come l’Italia, la Francia, gli Stati Uniti dove c’è libera circolazione delle idee.

In Russia manca un presupposto fondamentale, perché i risultati dei sondaggi possano essere considerati veritieri: la democrazia. Se è vietato esprimere la propria opinione divergente da quella di Putin, se si viene incarcerati se si manifesta e si esprime una opinione diversa, perché mai un cittadino dovrebbe dire ciò che realmente pensa in un sondaggio di opinioni? Viene a mancare la fiducia. I risultati dei sondaggi in Russia sono viziati dalla paura, dal terrore di dire la vera propria opinione al telefono, o via internet.

E non è questione neanche di malafede. L’Istituto di ricerca che conduce sondaggi può essere anche un ottimo istituto e indipendente. Ma non può ottenere risposte sincere ed affidabili, sotto una dittatura, tanto più in clima di guerra. E il fatto che l’adesione a Putin aumenti proprio durante la guerra può anche essere dovuto all’intensificarsi della repressione interna proprio in questa fase e quindi conseguentemente all’aumenti della paura.

E non è neanche vero che se ci fosse ostilità a Putin necessariamente aumenterebbe il tasso di rifiuto a rispondere, come commentatori russi hanno affermato su diversi canali nazionali. Se la gente è terrorizzata ad esprimere un parere diverso da Putin, con molta probabilità si allineerà alla posizione dominante.

Non è un problema esistente solo in Russia ma che si verifica sotto tutte le dittature. A ciò si aggiunge il problema di come i russi possano costruirsi una propria opinione in un Paese in cui l’informazione è a senso unico, le voci dissonanti sono censurate, i giornalisti non in linea uccisi. In un Paese in cui l’informazione non è plurale, è manipolata, in cui si presenta l’invasione di un Paese sovrano come una “operazione militare per denazificare”, in cui si commettono crimini atroci contro i civili ucraini, nascondendoli alla popolazione. Dove si mostrano solo le immagini dei carri “liberatori” con la Z, in cui il regime indottrina senza contraddittorio come durante il fascismo o sotto il Terzo Reich.

I cittadini dovrebbero dire ciò che pensano in questo contesto? Perché dovrebbero mettere a rischio la loro vita per rispondere sinceramente a una intervista? Potrebbero essere caduti nella trappola della disinformazione e aderire al disegno di Putin. Probabile.

Oppure no. Certo è che non possiamo saperlo ora. E soprattutto quantificarlo in modo rigoroso. E allora dobbiamo essere coscienti che oltre alle fake news esistono anche i fake numbers, che vanno trattati allo stesso modo. I fake numbers producono fake news, che si trasformano in armi di propaganda anche se non prodotti a tale scopo. I risultati dei sondaggi russi dovrebbero essere diffusi quando validi. E in questa fase sotto dittatura e in piena guerra non possono esserlo.

Di fake news ne sono girate tante dalla Russia come verificato dai tanti inviati di guerra in Ucraina. Evitiamo di dare credibilità ai fake numbers e alla disinformatia, che conosciamo fin dai tempi dello stalinismo. La verità su quello che pensano i russi, tramite i sondaggi, la sapremo solo quando saranno liberi di rispondere. Solo quando anche in Russia splenderà il sol dell’avvenir, e cioè la libertà e la democrazia.

*Direttora del Dipartimento Metodi e Tecnologie Istat