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di Linda Laura Sabbadini*

La Stampa, 19 marzo 2022

Donne russe coraggiose. Un gesto eclatante quello di Marina Ovsyannikova la giornalista televisiva che ha avuto il coraggio di sfidare Putin. È comparsa con la scritta contro la guerra. “Quello che sta accadendo ora in Ucraina è un crimine. E la Russia è l’aggressore. La responsabilità è di una persona sola e questa persona è Vladimir Putin”. Non solo, ha chiamato alla mobilitazione contro la guerra fratricida. “È solo nel nostro potere fermare questa follia. Scendete in strada. Non abbiate paura. Non possono incarcerarci tutti”.

E la prima ballerina del Bolshoi, Olga Smirnova, dimessasi per protesta, contro la guerra “in tutte le fibre della mia anima”. E ancora la fashion blogger Veronika Belozerkoskaya che denunciava le atrocità commesse dall’esercito invasore russo contro i bimbi ucraini e ha 900 mila follower. Incarcerata, in base alla nuova legge sulle fake news. E poi le due amiche che hanno portato i fiori all’ambasciata ucraina insieme ai cinque figli, arrestate con i figli. Sono casi isolati? Non sembra. Tante donne manifestano. Tante donne arrestate. Segnali forti di speranza. Segnali forti di coraggio.

Putin non ha avuto il coraggio di arrestare la giornalista televisiva col cartello contro la guerra, almeno per ora. E questo vuol dire qualcosa. Perché Putin sa bene che la giornalista, che è popolare, esprime ad alta voce, mettendo a rischio se stessa, il sentimento di tante madri che hanno figli giovanissimi al fronte, che non sapevano di andare in guerra. Tante madri a cui neanche verrà restituito il corpo dei loro figli. Tante donne che considerano il popolo ucraino un popolo fratello. Le donne russe sono le più penalizzate dall’assenza di democrazia. La dittatura perpetua l’oppressione e la violenza maschile contro di loro. Ma sono forti, chissà che non rappresentino proprio loro il tallone di Achille, il vulnus della Russia di Putin. Non a caso Zelensky ha fatto appello soprattutto a loro. Conosce il loro dolore di madri e di donne. D’altro canto la libertà ha un fascino unico, è magnetica e travolge alla fine i dittatori, perché il risveglio delle coscienze arriva, prima o poi. Dopo 30 anni di democrazia, il popolo ucraino non vuole rinunciarci. Fa la resistenza di popolo. Più questa si rafforzerà, più possibile sarà il contagio in Russia. E Putin questo lo sa e ha tentato il blitz. Ma non gli è riuscito.

Aiutare la resistenza ucraina, anche con le armi, è stato giusto. Se ci saranno sprazzi di trattativa vera, lo dovremo alla resistenza popolare. Serve ancora sostenerla, per costringere Putin a rispettare la libertà e l’indipendenza di un popolo e le regole del diritto internazionale. Serve ancora, non sottovalutiamolo, per dare forza all’anelito di libertà che si esprime nelle manifestazioni represse in Russia. È una questione di diritti del popolo ucraino e di doveri del nostro, dell’Europa, dell’Occidente, fornire sostegno forte in tutte le forme, mobilitandosi, verso una pace giusta. Perché più forte sarà la resistenza più la pace sarà giusta e duratura. Ha ragione Zelensky. Le donne e gli uomini ucraini stanno combattendo anche per noi. E stanno dando al mondo un grande esempio di come si difende la democrazia e la libertà. È ora chiara la posta in gioco. Chi parla di un Occidente che si sarebbe “preso” i Paesi europei che stavano sotto l’influenza russa, dimentica che questi Paesi si sono autodeterminati in modo sovrano, libero e democratico. Sono gli acerrimi nemici del nuovo zar, perché ne conoscono il giogo meglio degli altri. Non sono stati invasi, hanno scelto in libertà, invece di far assassinare e incarcerare i propri oppositori. E così anche l’Ucraina. E paga un alto prezzo con l’invasione di Putin, come potrebbero pagarlo anche altri.

*Direttora centrale Istat