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di Mark Franchetti*

 

La Stampa, 12 gennaio 2015

 

È stato arrestato diverse volte, ha subito due processi in cui è stato condannato con accuse costruite dal Cremlino, da marzo è agli arresti domiciliari e per mesi gli è stato proibito di usare Internet e il telefono. Infine, per metterlo a tacere suo fratello è stato incarcerato per tre anni e mezzo. Ma Alexey Navalny, il più tenace e agguerrito critico di Vladimir Putin, continua con la sua sfida. In segno di protesta contro i domiciliari, che denuncia come illegali, la settimana scorsa ha twittato una foto del braccialetto elettronico che gli era stato messo sulla caviglia e che lui ha tagliato con un coltello da cucina.

La provocazione Poi ha sfidato i suoi oppositori uscendo a comprare il latte, solo per venire fermato da tre poliziotti in borghese che gli hanno intimato di rientrare in casa. E la tensione non potrà che salire oggi, quando Navalny metterà in atto il suo piano di andare a lavorare nell'ufficio della fondazione anti-corruzione che ha fondato, per la prima volta in dieci mesi. Il risultato probabilmente sarà un suo ennesimo arresto oppure nuovi avvisi di garanzia.

"Mi rendo conto del rischio, ma non mi farò silenziare", dice il 38enne Navalny nella prima vera intervista che rilascia da quando, il 30 dicembre scorso, lui e suo fratello Oleg sono stati condannati per appropriazione indebita in un processo che molti considerano una parodia della giustizia. "La scelta per me è semplice: lasciare la politica e abbandonare il mio Paese, o continuare a combattere per una Russia migliore, più democratica e meno corrotta. Per me ovviamente c'è una sola soluzione: restare, e non importa cosa mi faranno.

Non mi farò intimidire. Putin vuole il potere assoluto e non tollera il dissenso, non possiamo concederglielo". La vendetta del potere Piedi nudi, jeans e t-shirt nera, Navalny è seduto nella cucina del suo trilocale in una periferia operaia di Mosca, mentre la figlia adolescente e il figlio più piccolo giocano nella stanza accanto. Parla con rabbia della decisione del Cremlino di dargli una condanna con la condizionale e mandare invece il fratello in prigione. Il 31enne Oleg, padre di due figli piccoli, non ha mai fatto politica.

Ora è chiuso nella Butyrka, una delle più famigerate prigioni russe. I fratelli sono stati condannati per aver frodato la sede locale della marca di cosmetici Yves Rocher, nonostante la società avesse ripetutamente negato di essere stata vittima di un crimine. "Incarcerare Oleg al posto mio è la decisione più vile che il Cremlino poteva prendere", dice Navalny, che è già stato condannato nel 2013 in un altro processo per frode e appropriazione indebita con una sentenza condizionale di 5 anni considerata dai più politica.

"È un ricatto vigliacco. Sanno che non possono farmi tacere perciò vanno a colpire lamia famiglia. Oleg è diventato un ostaggio. È un grande dolore per me stare seduto a casa mentre lui è in prigione, ma accettare di tacere significa lasciarli vincere". "Non c'è altra strada", interviene la moglie Yulia, "uno non può arrendersi a gente come questa".

L'attività Avvocato e attivista anti-corruzione che nel 2013 è arrivato secondo alle elezioni del sindaco di Mosca, Navalny è stato il bersaglio principale di una pesante campagna del Cremlino contro un'opposizione già perseguitata. Le pressioni sono aumentate con la crisi in Ucraina. Decine di critici di Putin sono stati incarcerati, costretti all'esilio o messi ai domiciliari. Nuove leggi draconiane puntano a bloccare il dissenso in Rete. I magistrati stanno mettendo in piedi altre due incriminazioni contro Navalny: in una viene accusato di aver rubato un quadro, nell'altra di aver stornato i fondi della sua stessa campagna elettorale.

Il leader dell'opposizione dice di aspettarsi che Putin diventi ancora più repressivo man mano che la Russia scivola nella recessione. "È tenuto al potere da un sistema di ladri e cialtroni, di corruzione e propaganda", dice Navalny, prolifico blogger molto presente su Twitter. Intelligente, carismatico, populista, famoso per il suo umorismo caustico e le denunce della corruzione degli uomini del Cremlino, è salito alla ribalta con le manifestazioni anti-putiniane a Mosca del 2011-13, ed è diventato una spina nel fianco del presidente.

"Ci dicono che la sua popolarità resta all'80%. Ma è un mito. Resta al potere perché impedisce l'esistenza di una vera opposizione, di elezioni oneste e di media liberi". Alla domanda se teme le prossime mosse del Cremlino contro di lui, Navalny - che cova ambizioni presidenziali - risponde sicuro come sempre: "La persecuzione è diventata parte della nostra vita. Non è facile, ma ci siamo abituati. Non funzionerà comunque. Non mi faranno stare zitto".

 

*Corrispondente da Mosca per il "Sunday Times" di Londra. Traduzione di Anna Zafesova