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di Anna Zafesova

La Stampa, 16 marzo 2022

Dopo la protesta della redattrice di Canale Uno intere redazioni si dimettono. Multata dopo 14 ore di interrogatorio: “Non possono arrestarci tutti”.

Quando è apparsa, nello studio del telegiornale serale principale della Russia, sembrava talmente impossibile che molti hanno pensato a un fotomontaggio, a un hackeraggio di Anonymous, a uno scherzo surreale, e sui social ieri girava l’ipotesi complottista che fosse un fake, un’operazione di depistaggio per mostrare che in Russia c’è la libertà di parola. Ma Marina Ovsiannikova è vera, è viva, e riemerge dopo quasi 24 ore in cui nessuno sapeva dove si trova come la donna più amata e cliccata della Russia.

È stata ringraziata da Volodymyr Zelensky, che ha lodato in russo i cittadini del Paese nemico che protestano contro la guerra, è già stata portata ad esempio da Alexey Navalny, che nel suo ultimo discorso al processo che dovrebbe condannarlo ad altri 13 anni di carcere la chiama “splendida” e dice che le sue parole sono “le più importanti”.

Emmanuel Macron le ha offerto il suo aiuto e ha detto che parlerà di lei a Vladimir Putin, in una delle loro prossime interminabili telefonate negoziali. È l’eroina, la destinataria dei cuoricini, la ragazza che ha ridato dignità a tutti i russi che hanno paura ad alzare la voce, e creato il più grande imbarazzo per il Cremlino dove - dicono i canali Telegram che pubblicano i pettegolezzi del potere russo - lunedì sera le luci erano rimaste accese fino a tardi, in lunghe riunioni per decidere il suo destino.

Il gesto di Marina è stato di quelli con i quali si entra nella storia in 10 secondi: si è alzata dalla sua scrivania nello studio del telegiornale del Primo canale, mentre la ieratica conduttrice del regime Ekaterina Andreeva raccontava delle misure del governo per reagire alle sanzioni internazionali, e si è messa alle sue spalle con un cartello che recitava: “No war. Fermate la guerra. Non credete alla propaganda. Qui vi dicono bugie. Russians against the war”. Sembrava un film, e Marina è stata arrestata soltanto all’uscita dallo studio, dopo che i suoi colleghi si sono ripresi dallo choc.

Subito dopo si è scoperto che la redattrice del Primo canale tv, la roccaforte della propaganda di regime, aveva registrato prima di compiere il suo gesto un video in cui spiegava le ragioni della sua protesta. Figlia di padre ucraino e madre russa, ha dichiarato che “la guerra in Ucraina è un crimine”, ha chiesto scusa per aver collaborato alla propaganda che “ha trasformato i russi in zombie” e ha lanciato l’appello a scendere in piazza per protestare: “Siamo rimasti troppo silenti, anche quando hanno avvelenato Navalny, ma non possono metterci dentro tutti”.

Parole impensabili nella Russia di oggi, anche se diverse voci di corridoio dicono che le star della propaganda televisiva si stanno licenziando già da due settimane. Zhanna Agalakova, per anni conduttrice del tg e corrispondente della tv di Stato da Parigi, ha confermato di aver rassegnato le dimissioni: “Il motivo mi sembra evidente, ora divento libera”, ha detto al giornale online d’opposizione Meduza. Intere redazioni stanno seguendo il suo esempio, mentre altri giornalisti e redattori si danno malati o assenti.

Ivan Urgant, il popolarissimo conduttore di un varietà serale, è scappato con la famiglia in Israele dopo aver protestato contro la guerra ed essersi visto sospendere la trasmissione. Un’altra defezione clamorosa dal palinsesto è quella della trasmissione del sabato di Sergey Brilyov, per anni intervistatore di Putin, che secondo alcune voci si sarebbe licenziato.

Brilyov era stato scoperto da Navalny in possesso di un passaporto britannico, e la sua defezione confermerebbe il desiderio di molti fedelissimi del regime di abbandonare un Cremlino in crisi e una Russia che in pochi giorni è diventata povera e isolata dal resto del mondo, per godersi le case e i conti all’estero, prima di venire colpiti da eventuali sanzioni. “Non è una buona notizia, questi propagandisti verranno sostituiti da altri più assetati di sangue”, scrive Aleksandr Gorbunov, il blogger oppositore conosciuto con lo pseudonimo di StalinGulag. Ma è comunque il segno di un regime che si sta sgretolando.

Proprio per questo la decisione di una punizione esemplare per Marina Ovsiannikova sembra non essere ancora stata presa. La redattrice del Primo canale è stata rilasciata dopo un interrogatorio di 14 ore, e una multa di 30 mila rubli (circa 200 euro al cambio attuale) per aver pronunciato un “appello a manifestazioni non autorizzate” nel suo video. La sua apparizione nello studio del telegiornale sembrava venisse qualificata come un “atto di teppismo”, anche perché in una riunione notturna dei capi dei servizi di sicurezza si sarebbe deciso di sminuire il suo gesto e farla passare come una ragazza in cerca di celebrità.

Ma il presidente della Duma Vyacheslav Volodin ha chiesto una “punizione esemplare”, invocando “la severità del momento”, e Marina potrebbe sperimentare i rigori della nuova legge sul “discredito delle forze armate”, che promette fino a 15 anni di carcere in caso di “conseguenze gravi”. All’uscita dal commissariato di polizia Marina era attesa dai migliori avvocati moscoviti pronti a difenderla, e a esigere clemenza per una madre di due figli.

Ma lasciare correre significherebbe incoraggiare altre proteste tra le migliaia di persone che oggi si mandano il filmato di Marina che agita il suo manifestino in diretta nazionale. Uno schiaffo che il Cremlino difficilmente può permettersi di perdonare.