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di Rosalba Castelletti

La Repubblica, 2 luglio 2022

Nella sua lettera in 13 tweet l’oppositore condannato a nove anni di carcere dice di restare “un ottimista che cerca il lato luminoso anche nell’esistenza al buio”.

La giornata del prigioniero più famoso di Russia inizia alle sei del mattino. Dieci minuti scarsi per rifare il letto, radersi, lavarsi, “etc”. Ginnastica. Colazione. Perquisizione. E poi via: sette ore di cucito - che di sabato diventano cinque - “seduti su uno sgabello più basso del ginocchio”. Si pranza alle 10.20. Quando non lavora, Aleksej Navalny è costretto a stare “seduto per ore su una panchina, sotto un ritratto di Putin”. La chiamano “attività educativa” ma, scrive l’oppositore condannato a nove anni di carcere, “non so chi possa “educare” questo tipo di attività, se non uno storpio con male alla schiena”. Un ironico riferimento a se stesso e ai suoi problemi di salute. E siccome la domenica è un “giorno di riposo” e non si cuce, le ore in panchina a contemplare il ritratto diventano dieci. Tutto merito, scrive l’attivista anti-corruzione, degli “esperti in relax” nell’amministrazione Putin o ovunque sia stata decisa la “sua routine” nel carcere di massima sicurezza di Mekhelovo Ik-6, a circa 250 chilometri dalla capitale, dov’è stato trasferito a metà giugno.

Nella sua lettera dal carcere in 13 tweet, Navalny dice di restare “un ottimista che cerca il lato luminoso anche nell’esistenza al buio”. In prigione ha imparato a memoria il monologo in inglese dell’Amleto di Shakespeare. “I prigionieri di turno con me dicono che quando chiudo gli occhi e borbotto cose in inglese shakespeariano, tipo “in thy orisonse be all my sins remembered”, sembra che io stia evocando un demonio. Ma non mi passa nemmeno per la mente, perché invocare un demonio sarebbe una violazione dei regolamenti interni”. L’oppositore scherza, ma la verità è che le autorità carcerarie lo accusano in continuazione di reati fittizi col solo scopo di inasprire le sue condizioni di detenzione.

Come a Pokrov, nel carcere Ik-2, dove si trovava fino a due settimane fa, anche a Mekhelovo per Navalny è stata creata una “prigione nella prigione”: una baracca con una recinzione alta sei metri. “Roba così l’ho vista solo nelle nostre inchieste sui palazzi di Putin e Medvedev. E se i ministri stanno sei ore nell’anticamera di Putin per avere udienza, i miei avvocati aspettano 5/6 ore per vedermi. C’è anche un altoparlante che a gran voce riproduce le canzoni tipo “Gloria al servizio all’Fsb”. Penso che da Putin ci sia la stessa roba. Ma la somiglianza finisce qui”, ironizza Navalny.

A svelare la cruda realtà dietro alla sua ironia, è il suo stretto collaboratore Leonid Volkov: “Per ogni evenienza, spieghiamo di che cosa stiamo parlando: parliamo di condizioni di tortura”. Navalny, precisa Volkov, ha problemi alla schiena, ma ciononostante è costretto a stare in una posizione scomoda per 70-80 ore a settimana. In più è costretto a scegliere: “l’avvocato o un pasto, l’avvocato o la possibilità di lavarsi”. Tutto questo, conclude Volkov, è “molto grave e pericoloso. Ad Aleksej non piace lamentarsi e scrive di ciò che gli sta accadendo in uno stile così ironico. Ma queste sono pessime notizie, davvero, e un motivo per suonare le campane a martello. E allora, suoniamole!”.