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di Gennaro Grimolizzi

Il Dubbio, 27 dicembre 2023

Il messaggio del dissidente russo dopo tre settimane di silenzio: è stato trasferito in una colonia penale nel circolo polare artico. Alexei Navalny è vivo. Il più importante e temuto oppositore di Putin è stato trasferito nella colonia penale speciale “Polar Wolf”, nel villaggio di Kharp, a circa sessanta chilometri dal circolo polare artico. La notizia è stata diffusa il giorno di Natale dallo staff di Navalny.

Per quasi tre settimane (e due udienze celebrate in sua assenza) si sono perse le tracce del famoso blogger, condannato nello scorso agosto a 19 anni di carcere con l’accusa di aver creato una “comunità estremista”. Ora l’annuncio della portavoce Kira Yarmysh, che ha dato la notizia del trasferimento di Navalny a Kharp, distante da Mosca circa duemila chilometri. Un luogo inospitale prima di tutto per le condizioni climatiche, dove si trovano un migliaio di detenuti appartenenti a categorie diverse, compresi i serial killer. Leonid Volkov, collaboratore del dissidente politico, ha evidenziato che la colonia penale di Kharp “è quasi impossibile da raggiungere”, come è quasi impossibile “inviare delle lettere”: “In questo luogo di detenzione si raggiunge il livello più alto di isolamento dal mondo”.

Oggi sui social network, in particolare X e Telegram, è stato direttamente Navalny a comunicare il proprio trasferimento nell’IK-3 di Kharp. Nei post non manca l’ironia. “Sono il vostro nuovo Babbo Natale”, ha esordito il dissidente. “Ho un cappotto di montone - ha aggiunto -, un cappello con paraorecchie, presto mi daranno degli stivali. Mi sono fatto crescere la barba. I 20 giorni di viaggio sono stati piuttosto faticosi, ma sono ancora di ottimo umore, come si addice a Babbo Natale”. Il trasferimento nel circolo polare articolo non è stato rapido. Navalny ha affermato che si aspettava di essere rintracciato più tardi, a gennaio: “Sono rimasto molto sorpreso quando la porta della cella si è aperta e qualcuno ha annunciato: “Hai un avvocato”. Mi ha detto che mi avevate perso, qualcuno era addirittura preoccupato. Grazie mille per il vostro sostegno!”.

Secondo un esponente dell’organizzazione Memorial, il trasferimento nella colonia penale di Kharp è finalizzato ad umiliare Navalny e a fare pressione psicologica nei suoi confronti. Platon Lebedev, socio dell’ex oligarca Mikhail Khodorkovsky, condannato per i guai della compagnia petrolifera Yukos, ha trascorso parte della sua pena nella colonia IK-3 di Kharp. Nel 2006 Novaya Gazeta pubblicò un reportage nel quale viene descritto questo luogo remoto: “In inverno, anche la notte polare ti porta nella depressione, quando il sole non appare all’orizzonte e la luce nuvolosa del cielo si accende per tre ore. Ma anche una giornata polare, quando il sole si muove in cerchio, sospeso ad angolo acuto rispetto al suolo, minaccia l’insonnia. A causa della recinzione della zona, sono visibili solo i pilastri e i tetti in ardesia del villaggio: gli alberi, qui, se non muoiono, non crescono così alti. Puoi guardare oltre le spine sulle montagne degli Urali polari, dove la neve giace in lingue a luglio”.

La detenzione di Alexei Navalny nel circolo polare artico non è casuale. Il 7 dicembre il sito web della campagna “Russia senza Putin”, con il sostegno del “Team Navalny” e di altre organizzazioni anticorruzione, ha promosso l’affissione a Mosca, a San Pietroburgo e in altre città russe di alcuni cartelloni pubblicitari contenenti un codice QR che riportavano direttamente al sito “Russia senza Putin”. Su internet non veniva però fatto nessun richiamo ai portali riconducibili a Navalny.

Il famigerato Roskomnadzor, il servizio federale che monitora e controlla l’accesso ai mass media in Russia, applicando di fatto la censura, ha ordinato di rimuovere i manifesti. A ciò si è aggiunta la decisione di non far pubblicare codici QR sulle nuove affissioni per impedire di reindirizzare gli utenti su siti internet dell’opposizione e leggere contenuti non approvati dal Cremlino. Un modo di agire delle autorità russe volto a silenziare chi non si adegua al Putin-pensiero. Questi avvenimenti si intrecciano con l’annuncio dell’8 dicembre di Vladimir Putin sulla sua ricandidatura per un nuovo mandato presidenziale, in vista delle elezioni del 17 marzo 2024. Un gesto di generosità - ha riferito l’entourage del Cremlino - per gestire al meglio il momento particolare che sta affrontando la Russia e continuare a proiettarla nel mondo multipolare.