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di Rosalba Castelletti

La Repubblica, 11 settembre 2022

L’attivista è stato privato del rapporto di riservatezza con i suoi legali e confinato in una cella d’isolamento per la quarta volta. Protesta di collaboratori e Usa.

Ci sono due foto che dicono quanto sia dura la prigionia di Aleksej Navalny, l’oppositore russo che sta scontando una condanna - giudicata “motivata politicamente” - a nove anni di carcere sotto regime “severo”. La prima è il fermo-immagine di un suo video-collegamento a un’udienza: Navalny appare smagrito, volto scavato, occhi infossati, un’ombra del pugnace oppositore che infiammava le piazze moscovite. La seconda è una cella di due metri e mezzo per tre: la cella di isolamento dove è stato confinato per la quarta volta in un mese.

Come se non bastasse l’attivista anti-corruzione 46enne è stato privato del rapporto di riservatezza avvocato-cliente. D’ora in poi le sue conversazioni con i suoi legali non saranno più riservate e ogni documento scambiato sarà soggetto a “verifica per tre giorni” da parte dell’amministrazione penitenziaria. La motivazione è che, secondo i suoi carcerieri, starebbe svolgendo “attività criminali” anche in prigione.

“Con i miei avvocati, ora discutiamo attraverso una finestra rivestita di plastica, attraversata da una griglia. La nostra conversazione è più simile a un numero di mimo”, si è lamentato Navalny con il suo solito umorismo pungente in quello che potrebbe essere uno degli ultimi messaggi consegnati ai suoi avvocati che poi vengono pubblicati online dal suo team. “In verità, non è rimasto più nulla, formalmente, dei miei diritti di difesa, che erano già del tutto illusori”.

Precedentemente si era lamentato dei continui periodi di isolamento a cui era sottoposto dopo aver annunciato la creazione di un sindacato per detenuti e dipendenti del carcere di massima sicurezza di Melekhovo, nei pressi della città di Vladimir, 200 km a Est da Mosca, dove è detenuto.

“Navalny è in completo isolamento e non è autorizzato a comunicare in modo confidenziale con i suoi avvocati. Non abbiamo più modo di sapere cosa gli sta succedendo. I rischi per la sua vita sono aumentati considerevolmente”, ha affermato una delle sue collaboratrici in esilio Maria Pevtchikh. Anche il Dipartimento di Stato Usa è intervenuto chiedendone ancora una volta il rilascio.

In carcere per accuse considerate politiche, Navalny è stato arrestato nel gennaio del 2021 al suo atterraggio in aeroporto a Mosca dalla Germania dove era stato curato dall’avvelenamento da Novichok.