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di Nicola Lombardozzi

 

La Repubblica, 6 gennaio 2015

 

Il blogger si ribella alla condanna: "La pena è stata sospesa, basta soprusi. Sono un perseguitato politico". Un paio di forbici da cucina per dare un segnale preciso a Putin. Aleksej Navalnyj, manda a dire al Cremlino che l'opposizione non si ferma e che anzi si prepara a nuove iniziative puntando sulla preoccupazione generale per la crisi economica, la paura per l'isolamento internazionale, l'instabilità diffusa dalla difficile crisi ucraina.

Con un taglio netto, il celebre blogger anticorruzione ha spezzato il braccialetto elettronico che controlla tutti i suoi movimenti ribellandosi così alla sua condizione di detenuto agli arresti domiciliari. Il gesto è al limite della legalità e Navalnyj lo spiega al telefono con pedanteria da avvocato: "Ero agli arresti domiciliari in attesa del giudizio. Adesso che mi hanno condannato e concesso la sospensione della pena, non c'è alcuna ragione legale perché rimanga prigioniero in casa".

Una ribellione più che altro simbolica visto che Navalnyj si è limitato a togliersi il braccialetto ed è poi rimasto tranquillamente in casa: "Uscirò quando deciderò io. Non ho grandi esigenze. Devo solo muovermi tra casa e ufficio. E fare qualche passeggiata nel quartiere con moglie e figli". Ma la guerra di nervi con il sistema giudiziario e "con quelli che comandano la Russia" è appena cominciata. Martedì scorso Navalnyj era stato condannato al termine di un processo per corruzione palesemente costruito a tavolino.

E la pena era stata però sorprendentemente sospesa per evitare proteste di piazza da parte dei numerosi sostenitori del blogger. Il Cremlino, che vuole evitare di creare nuovi martiri, aveva impartito un ordine preciso: "Non vogliamo un Nelson Mandela russo". Ma per tenere comunque sotto pressione il leader della protesta, i giudici hanno invece ordinato la carcerazione immediata del fratello minore Oleg, accusato dello stesso identico reato. Una sottile alternanza di benevolenza interessata e di minacce trasversali.

Ma tra una decisione politica e l'altra, il sistema è andato in confusione: Navalnyj deve restare agli arresti domiciliari o no? Nessuno ha le idee molto chiare e il quarantatreenne avvocato ne ha approfittato per la sua ennesima provocazione. Ieri sera una pattuglia della polizia penitenziaria, avvisata della "evasione" attraverso il tam tam di Internet, si è presentata a casa Navalnyj. Gli agenti hanno fotografato il braccialetto tagliato, hanno stilato un lungo verbale e sono andati via: "Le faremo sapere". Per il giudice un'ennesima rogna.

Punire in qualche modo Navalnyj scatenerebbe proteste che adesso sono viste come un pericolo per la sicurezza nazionale. Far finta di niente non sarebbe una gran bella figura. Navalnyj ride di gusto: "Manifestazioni di piazza? Non ancora. Ma riprenderò il mio lavoro di denuncia della corruzione dei politici e dei miliardari che li foraggiano. Sentiremo l'umore della gente. Poi si vedrà".