sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Raffaella Chiodo Karpinski

Avvenire, 29 giugno 2024

Assange è libero. Così non è per Vladimir Kara Murza, Ilya Yashin, Aleksej Gorimov, Boris Kagarlitsky, Evgenya Berkovitch ... e centinaia di altri prigionieri per aver detto no alla guerra. E così finalmente Assange è libero. Così non è per Vladimir Kara Murza, Ilya Yashin, Aleksej Gorimov, Boris Kagarlitsky, Evgenya Berkovitch e Svetlana Petriychuk, Alexandra Skochilenko e centinaia di altri prigionieri politici, tra cui almeno due minorenni come Yegor Balazeikin e Arsenij Turbin arrestato all’età di 14 anni. Tutti colpevoli di chiamare la guerra col suo nome. Per aver espresso il proprio no alla guerra.

A volte anche quando “formalmente” non commetti “reato” vengono fabbricate prove ad hoc. Si tratti di interpretare testi, o registrazioni audio, sedicenti esperti vengono chiamati a interpretare il contenuto. È capitato al più noto Oleg Orlov dell’associazione Premio Nobel per la Pace Memorial e capita a persone meno note, inclusi appunto adolescenti come Arsenij che per questo è condannato a scontare 5 anni in un campo di rieducazione.

Un grande supporto morale arriva e ai prigionieri politici con le lettere. Missive che giungono da tutto il mondo e sono la testimonianza del supporto di russi e anche di stranieri che si mobilitano per loro. E poi le lettere che arrivano dal carcere e vengono condivise sugli account social come succede con Ilya Yashin e appunto Orlov. Da queste emerge con forza un messaggio di responsabilità, coscienza e persino di invito alla speranza. Parlano sempre della “Meravogliosa Russia del futuro”. Un invito ad avere fiducia, a crederci che viene proprio da loro che sono reclusi da uno, due anni e più. Come per altri personaggi della storia che sono stati incarcerati per le loro idee, trapela dalle loro lettere il farsi carico dei problemi dei detenuti, perfino su come sarà necessario mettere mano al sistema penitenziario nella Russia del futuro. Dice Orlov che bisognerà invitare pittori e designer per riorganizzare gli ambienti, perché non può essere tutto grigio bianco, nero o verde sporco. Non è necessario aggiungere depressione alla limitazione della libertà per chi si trova a scontare una pena.

Yashin racconta delle sue conversazioni con i compagni di cella (prima che venisse messo in punizione per l’ennesima angheria delle autorità) di come si tratti di persone fragili finite li per le ragioni più diverse. La sintesi di un mondo tormentato da dinamiche assurde. Quanto riporta alla mente questa preoccupazione, ad altre storie passate e recenti! L’onestà intellettuale e morale è reclusa e c’è chi vorrebbe buttare la chiave. Ad assumere il peso di una speranza siamo in fin dei conti tutti. Al di qua e al di là dei confini.

Oggi ho incontrato una ragazza (non dico dove per preservarne l’incolumità), russa dai bellissimi tratti buryati. Ha lasciato il Paese appena è iniziata la guerra. La famiglia come lei non condivide questa guerra e sa quanto colpisce oltre al popolo ucraino anche la popolazione buryata visto che l’arruolamento ha pescato soprattutto tra loro. È riuscita a iscriversi a un corso di studi grazie al quale ha un visto che altrimenti sarebbe difficile ottenere.

Come lei tanti altri ragazze e ragazzi. Tutti conoscono il caso di Alexandra Skochilenko e si riconoscono in lei. Dicono che sono esuli senza esserlo, senza che questo sia riconosciuto. Le sanzioni non colpiscono questo ambito per fortuna. Soprattutto le istituzioni accademiche accolgono ancora studenti provenienti dalla Russia. Non dappertutto ma in Italia per ora è così. Per fortuna a livello culturale c’è questa via di fuga.