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La Città di Salerno, 21 agosto 2022

Dietro la rivolta dei detenuti nella Casa circondariale di Fuorni, scoppiata nel marzo del 2020, in piena pandemia Covid, non c’era la longa manus della criminalità organizzata. A questa conclusione è arrivata la Commissione ispettiva, istituita il 22 luglio 2021, dal capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, per far luce proprio su rivolte e disordini, avvenuti nel 2020, nelle carceri italiane.

Ad aprire il capitolo sesto “Ricostruzioni degli eventi e sintesi delle rivolte” è proprio la vicenda del penitenziario salernitano. La ribellione dei detenuti ebbe una importante eco mediatica, specie perché l’Antimafia sosteneva che dietro i disordini, non solo a Fuorni ma in tutta Italia, ci fosse la regia della criminalità organizzata, in particolar modo della ‘ndrangheta.

In piena rivolta, una delegazione di detenuti di Salerno consegnò all’autorità un documento, poi denominato “papello”, in cui avevano appuntato le loro richieste per preservare le loro condizioni di salute ed evitare eccessive restrizioni in materia di colloqui e telefonate con i familiari. Su quel “papello”, inizialmente, c’era il sospetto che fosse stato preparato in un periodo fu antecedente alla protesta e quindi la stessa fu considerata premeditata per ottenere più indulgenza e maggiori benefici per i detenuti.

Importante, per il chiarimento di questo punto, è stata la testimonianza del Garante campano dei detenuti, Samuele Ciambriello , che “ha riferito - si legge nella relazione della Commissione - che il documento non era stato preparato precedentemente e di averlo appreso dal vicario del Questore, che aveva partecipato alla mediazione con i detenuti e gli aveva riferito che era stato proprio lui a chiedere ai detenuti di mettere per iscritto quali fossero le ragioni della protesta e le loro richieste”.

L’esito degli accertamenti della Commissione hanno chiarito anche le diverse incongruenze di quei giorni, nell’istituto di pena di Salerno. “Mi sono mosso in prima persona - spiega Ciambriello - per far cessare le proteste; sin dall’inizio, ho compreso che erano legate al timore di forti limitazioni ai rapporti familiari, alla preoccupazione del pericolo di contagio per il sovraffollamento e alla mancanza di informazioni su come prevenire l’eventuale contagio da Covid”.

“Questo l’ho dichiarato ai membri della Commissione, presieduta dal magistrato Sergio Lari , dalla quale sono stato sentito come persona informata sui fatti l’8 novembre 2021 spiega Ciambriello - Quel “papello” non era preesistente alla rivolta e sono felice che questo sia stato anche riconosciuto dalla Commissione. Quando sono stato sentito, ho anche riferito sul fatto che, a mio avviso, il clamore mediatico sull’accaduto a Fuorni era stato eccessivo e che, almeno per la tipologia di detenuti coinvolti, soprattutto tossicodipendenti, non poteva esser stato tutto architettato dalla ‘ndrangheta”. Conclusione alla quale è ora arrivata la Commissione d’inchiesta istituita dal capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria.