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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 20 gennaio 2024

A 45 anni dall’approvazione della “legge Basaglia”, che ha segnato un momento rivoluzionario, ci troviamo ancora di fronte a problemi persistenti, non a causa della legge stessa, ma a causa delle difficoltà nell’attuarla appieno. Come riportato in questa pagina, lo scorso giugno l’associazione Forum Salute Mentale Nazionale ha voluto riproporre, per la terza volta, il disegno di legge “Disposizioni in materia di tutela della salute mentale volte all’attuazione e allo sviluppo dei princìpi di cui alla legge 13 maggio 1978, n. 180) Il ddl depositato mesi fa alla Camera da Debora Serracchiani e al Senato da Filippo Sensi, è un tentativo di affrontare le lacune nella piena realizzazione della “legge Basaglia”. Quest’ultima, nota anche come legge n. 180 del 1978, ha segnato una svolta nella cura dei disturbi mentali in Italia. Al contrario di un semplice abbandono degli ospedali psichiatrici, ha introdotto un innovativo sistema di servizi di assistenza psichiatrica basato sul territorio. Tuttavia, nonostante l’importanza di questa legge, la sua attuazione è stata rallentata nel corso degli anni. Solo negli anni 90, con l’adozione dei progetti obiettivo per la salute mentale, si è registrato un progresso significativo, culminato nella chiusura degli ospedali psichiatrici.

Recenti e rinnovate preoccupazioni sulla qualità dei servizi di salute mentale in Italia hanno portato a una riflessione sulla necessità di politiche innovative e di un rinnovato impegno per garantire la salute mentale come un diritto fondamentale. La proposta di legge vuole essere una risposta a questa esigenza. Il ddl pone l’accento su diversi aspetti cruciali. Innanzitutto, prende spunto dal rapporto della Commissione parlamentare del 2013 sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale, evidenziando la necessità di aggiornamenti continui nelle organizzazioni e nelle politiche sociali di prevenzione. Inoltre, sottolinea la necessità di interventi a sostegno delle famiglie e di programmi che affrontino le disuguaglianze regionali nella realizzazione dei servizi di salute mentale.

La proposta di legge cerca di risolvere le criticità emerse nel corso degli anni, come la frammentazione dei percorsi di cura, l’uso di pratiche segreganti e contenitive e il ritorno ad approcci basati sul modello bio- farmacologico. Si propone di ridefinire radicalmente il concetto di assistenza psichiatrica, andando oltre la semplice somministrazione di farmaci o il ricovero in ospedali specializzati.

Una delle iniziative chiave del ddl è la promozione di modelli di cura efficaci. Si fa riferimento a esperienze positive di “comunità terapeutiche”, in cui le persone affette da disturbi mentali vivono in una struttura comunitaria, ricevendo supporto e trattamento specializzato. Questo modello si basa sull’idea che un ambiente terapeutico positivo e il sostegno sociale siano fondamentali per il recupero delle persone con problemi di salute mentale. Altri modelli innovativi includono l’approccio “housing first”, che si concentra sulla fornitura di alloggi stabili e sicuri per le persone senza dimora affette da malattie mentali, garantendo loro un ambiente sicuro e la possibilità di accedere a cure e servizi di supporto.

Inoltre, la proposta di legge sottolinea l’importanza delle nuove tecnologie nell’assistenza psichiatrica, come le applicazioni mobili per la gestione dei sintomi e le terapie online. Tali approcci potrebbero essere particolarmente utili per le persone che vivono in aree remote o che hanno difficoltà di accesso ai servizi tradizionali. In conclusione, il ddl rappresenta un passo importante verso la riforma della salute mentale in Italia. Tuttavia, la sua efficacia richiederà un impegno continuo a livello politico e finanziario, nonché una collaborazione tra vari attori del settore della salute mentale. Ma ad oggi, tutto tace. Un silenzio che proviene anche l’attuale ministro della salute del Meloni.