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di Liana Milella

La Repubblica, 15 giugno 2022

La Lega, insieme a Iv, non ritira gli emendamenti al testo della ministra Cartabia che deve essere votato in Senato: “Lo dobbiamo a chi ha votato i referendum”. Letta: “Si metta la fiducia”. In serata respinte tutte le modifiche.

È ancora in salita - ma è noto che Marta Cartabia sia una provetta scalatrice di montagne - il sentiero che tra oggi e domani dovrebbe consentire al governo di portare a casa la riforma del Csm. Proprio quella sollecitata da Mattarella. Con tanto di standing ovation quando l’ha chiesta alla Camera il giorno della rielezione.

Ma Salvini ha deciso di rovinare la festa, scatenando la sua donna per la giustizia, l’avvocato Giulia Bongiorno, che tra i piedi di Cartabia ha confermato i suoi 60 emendamenti vecchi di un mese. Come tanti soldatini, i leghisti del Senato, da Ostellari a Pillon, si sono messi all’opera. Vogliono votare le modifiche per rispettare “i 10 milioni di voti degli italiani messi nell’urna dei referendum”. E a nulla sono valsi gli appelli al senso di responsabilità verso la maggioranza, ma purer il richiamo alla coerenza, visto che alla Camera, il 27 aprile, la Lega ha votato sì alla stessa riforma.

Ma tant’è. La sconfitta congiunta - le amministrative da una parte, che consegnano alla storia il successo a destra della Meloni che scavalca la Lega, il flop dei referendum dall’altra, che si fermano al 20% dei votanti - spinge la Lega ad alzare il prezzo sulla giustizia. Anche se - come conferma la stessa Bongiorno a Repubblica quando ormai sono le 21 - alla fine in aula la Lega voterà sì alla legge perché “noi siamo costruttivi, il nostro obiettivo è migliorarla. Avete capito? L’ho detto in dozzine di interviste, anche a voi. Noi vogliamo migliorarla, adesso invece è una riforma blanda, noi la vorremmo più incisiva”.

In questa partita a scacchi, alla fine dovrebbe vincere Cartabia. Anche se Iv e Lega oscurano la festa. Perché nel film di ieri la Lega parte lancia in resta contro la ministra della Giustizia che, in una riunione della maggioranza, chiede a tutti di ritirare gli emendamenti. Sono 257, e giacciono in commissione Giustizia dal 24 maggio. Avrebbero potuto già essere votati, ma la Lega ha chiesto di non farlo prima del referendum, per non farle fare brutta figura. Perché se chiedi agli italiani di sopprimere del tutto i passaggi da pm a giudice (e viceversa) rispetto ai quattro possibili oggi, poi sembra brutto che voti per consentirne uno solo. Cartabia acconsente. Il voto slitta dopo il referendum.

E che fa la Lega? Come dice Bongiorno, a questo punto, ““portiamo avanti i nostri emendamenti, e votiamo oltre che i nostri, anche tutti quelli in linea con i temi referendari. Proprio come abbiamo già fatto alla Camera”. E ancora: “Barra dritta. Forti dei 10 milioni di Sì, arriveremo alla vera riforma che sarà fatta dal centrodestra”. La mossa irrita il Pd. Tant’è che a sera s’arrabbia Enrico Letta: “Sono colpito dal fatto che la reazione della Lega rispetto a un referendum che ha voluto e che ha perso, sia quella di continuare a rendere impossibile la riforma in Parlamento. Lo dico al premier e al governo: se continua così, l’unico modo per fare la riforma sarà mettere la fiducia al Senato e poi di nuovo alla Camera”.

Le ore passano, e la Lega finisce all’angolo. Iv, con Giuseppe Cucca, pensa di ritirare i suoi 86 emendamenti, ma un altolà di Renzi lo ferma. “Sì, li stiamo votando” conferma Cucca dalla commissione. Assieme ai 92 dei meloniani. Il forzista Giacomo Caliendo era stato il primo di mattina a dire che avrebbe rinunciato alle sue quattro modifiche. Piero Grasso, che pure teneva molto ai suoi sette emendamenti, li ritira in chiave anti Lega.

Molti punti della riforma non lo convincono, come la riduzione dei passaggi tra giudice e pm, ma trova insopportabili i giochetti di Salvini. M5S, obtorto collo, rinuncia a fatica alle sue otto modifiche, ma Giulia Sarti, la responsabile Giustizia, non si trattiene dal dire che “questa riforma non è affatto adeguata alle aspettative, e sui temi dirimenti non è corretto che rimangano le posizioni di Lega e Iv. Stiamo tutti al governo. E se qualcuno vuole ancora giocare dopo la bocciatura dei cittadini ai referendum, è bene che la finisca”.

Comunque, ieri sera, pochi minuti dopo le 23, la commissione Giustizia del Senato ha chiuso l’esame degli emendamenti. Tutti respinti. Ma la Lega e Italia viva hanno votato i propri e anche alcuni di quelli presentati da FdI. In aula il testo va con il relatore leghista e presidente della commissione Andrea Ostellari. Iv non dovrebbe ripresentare in aula i suoi 88 emendamenti e mantenere l’astensione già data alla Camera. Alle 15.30 comincia la discussione generale. Voto finale giovedì. Con il sì della Lega.