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di Biagio Chiariello

fanpage.it, 1 dicembre 2023

“Mio figlio è una vittima dello Stato”. È lo sfogo di Antonella Zarri, madre di Alberto Scagni, massacrato di botte in carcere a Sanremo e da una settimana in coma farmacologico. Il killer della sorella Alice, condannato a 24 anni e 6 mesi, è stato picchiato talmente forte, a mani nude, con uno sgabello e con una sedia, da spezzargli le ossa del viso. È stato salvato dagli agenti di Polizia penitenziaria.

“Mi sto precipitando verso Sanremo, perché nella tarda serata di ieri - per non dire notte - mi è stata notificata l’esecuzione di accertamenti irripetibili nella cella in cui è stato aggredito”, ha spiegato la donna nella puntata di giovedì 30 novembre di ‘Mattino Cinque News’, sottolineando di avere il “forte sospetto” che non si volesse avere la parte difensiva presente. I legali dell’assassino dell’uomo Mirko Bettoli e Alberto Caselli Lapeschi, hanno presentato un esposto alla Procura di Imperia, in cui scrivono che il loro assistito, dichiarato in sentenza semi-infermo di mente, “non avrebbe dovuto stare in una cella con altre due persone”.

“Alberto era nelle mani dello stato e non gli è stata garantita la sua incolumità fisica”, continua la Zarri. “Ora è un cadavere attaccato a delle macchine. Se gliele staccano, muore”. Scagni è stato picchiato da due detenuti di nazionalità marocchina che, dopo l’udienza di convalida dell’arresto, sono stati trasferiti in altri istituti penitenziari. Stavano scontando pene per violenza sessuale.

Ora sono accusati di tentato omicidio, sequestro di persona, devastazione, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. C’è da dire che non è la prima volta che Scagni viene picchiato in cella. Era già capitato a Marassi, dove si trovava subito dopo la condanna. A seguito di quell’episodio si era deciso di trasferirlo prima in una cella singola poi di trasferirlo a Sanremo, nella sezione dedicata ai detenuti che, per la qualità dei reati compiuti, non debbono rimanere a contatto con altri.