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di Marco Lignana

La Repubblica, 26 novembre 2023

L’uomo arrestato per l’omicidio della sorella Alice, era stato trasferito da Genova proprio perché era stato picchiato dal compagno di cella, ma anche nel nuovo istituto si è trovato insieme a due detenuti già condannati per reati violenti. “Notizie centellinate sulla salute di un cittadino italiano detenuto in carcere italiano, e negato il bollettino medico al suo avvocato”, dice Antonella Zarri. “Abbiamo inviato una Pec al carcere di Marassi dopo che il mio assistito è stato aggredito e non abbiamo mai avuto risposte, anche dopo un nostro sollecito”, spiega il legale Alberto Caselli Lapeschi. Che insieme al collega Mirko Bettoli difende Alberto Scagni, il killer della sorella Alice massacrato di botte pure a Sanremo. E sempre ricoverato in prognosi riservata.

Dopo l’assalto brutale da parte di due compagni di cella del 42enne condannato a 24 anni e 6 mesi, emergono nuovi retroscena su quanto avvenuto nelle ultime settimane fra il capoluogo e il ponente ligure. Da un lato, la gestione del detenuto nei due istituti penitenziari. Per quanto riguarda il primo episodio, il pestaggio a Marassi da parte di un compagno di cella di nazionalità romena, i legali di Scagni hanno valutato fin da subito la necessità di sporgere denuncia (la prognosi è stata di sette giorni, quindi la Procura non può procedere di ufficio). Ma per farlo, o quantomeno per muoversi con una minima cognizione di causa, hanno bisogno di una relazione da parte dell’amministrazione del carcere su quanto avvenuto in quella cella. Da qui la prima Pec inviata alla direzione di Marassi, nella quale si chiedeva conto di quanto avvenuto. Nessuna risposta. Proprio nei giorni scorsi, gli avvocati avevano mandato un sollecito al carcere genovese. E si erano ripromessi di andare a Sanremo, dove nel frattempo è stato trasferito Scagni, proprio per parlare della denuncia da presentare entro gennaio.

Nel frattempo a Valle Armea giovedì sera il killer di Alice è stato massacrato, e così Caselli Lapeschi e Bettoli hanno inviato un’altra Pec, stavolta all’amministrazione del carcere di Sanremo. Anche qui, “siamo ancora in attesa di una risposta”. Nel frattempo, dice Caselli Lapeschi, “apprendiamo delle condizioni cliniche del nostro assistito dagli organi di informazione”. Scagni, in base all’ultimo bollettino della Asl 1, è sempre “intubato e verrà tenuto in coma farmacologico almeno fino a lunedì, quando verranno effettuati nuovi esami”, dopo essere stato sottoposto a un intervento chirurgico per la riparazione della frattura della laringe e la stabilizzazione di quella della cartilagine tiroidea. Sempre secondo la Asl “il paziente non è in pericolo di vita, salvo complicazioni”.

Di certo vista la gravità dell’ultimo episodio, non c’è alcun bisogno di sporgere querela. La Procura di Imperia, diretta da Alberto Lari, ha chiesto la convalida al Gip la convalida dell’arresto dei due compagni di cella di Scagni. L’udienza, con ogni probabilità, sarà oggi. I due, nordafricani, devono rispondere di una sfilza di reati: tentato omicidio, sequestro di persona, devastazione, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. A loro carico condanne passate in giudicato per reati violenti, dalle rapine alle lesioni. Uno dei due è a processo anche per violenza sessuale, e sempre uno dei due a quanto filtra ha problemi psichiatrici.

Insomma due detenuti molto pericolosi, messi nella stessa cella di un detenuto appena trasferito da un altro carcere proprio perché aggredito. Al momento, però, la Procura sta indagando esclusivamente sull’episodio in sé, e sulla modalità intervento e di soccorso. Per quanto riguarda le scelte della direttrice del carcere Maria Cristina Marrè, i sindacati di polizia hanno invocato accertamenti del Dap, il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Nel frattempo la stessa direttrice, cercata da Repubblica, resta in silenzio. Anche Rita Russo, a capo del Provveditorato Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, pur rispondendo al telefono, non intende rilasciare alcuna dichiarazione.