sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

casertanews.it, 23 gennaio 2024

L’intesa prevede la coltivazione di orti sociali a beneficio degli altri reclusi con uno sguardo al mercato. I detenuti e le detenute del carcere di Santa Maria Capua Vetere produrranno conserve e confetture. Firmato il protocollo di intesa che prevede l’organizzazione di orti e la realizzazione di impianti di trasformazione dei prodotti ortofrutticoli nel penitenziario casertano, in un’ottica di recupero e riscatto delle persone detenute.

Il protocollo è stato sottoscritto al termine di un incontro alla Sala Cinese della Reggia di Portici, sede del dipartimento di Agraria dell’Università Federico II, da Regione Campania, Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere, dipartimento di Agraria e Azienda Speciale della camera di commercio di Caserta.

“Il dato rilevante è la sinergia di coloro che partecipano a questa iniziativa, in qualche maniera di coloro che poi assumeranno questi detenuti dediti a coltivare orti e a produrre conserve. C’è in questo un grande lavoro di squadra possibile grazie ai protagonisti di questa iniziativa. È un gioco di squadra in cui ciascuno fa la sua parte perché questo ennesimo progetto possa vedere la luce”, fa sapere il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, che ha partecipato alla stipula in collegamento video.

“Vengono coinvolti detenuti, di media sicurezza, dell’Istituto di Santa Maria Capua Vetere, che coltiveranno orti sociali a beneficio loro e dei compagni. E poi si spera anche a beneficio di committenti esterni”, aggiunge Lucia Castellano, provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria.

“Li coltiveranno - precisa Castellano - con la supervisione del dipartimento di Agraria della Università degli Studi di Napoli Federico II. È un progetto molto bello in cui crediamo molto perché l’attività agricola riporta in un certo senso allo scandirsi del tempo, cosa che in carcere è un po’ dimenticata. Non solo, ma la cosa importante è questo lavoro sinergico con le altre istituzioni, come ad esempio il dipartimento di Agraria. Non siamo soli ma ci sentiamo supportati dai massimi esperti del settore”, conclude.