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casertanews.it, 6 ottobre 2023

Il Garante Ciambriello: “Necessario risalire a tutte le responsabilità”. Scongiurare il rischio prescrizione per il processo sulle torture ai danni di detenuti avvenute nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile del 2020. È l’appello che arriva dal Garante campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale Samuele Ciambriello, il primo a denunciare le violenze ed i pestaggi, già sentito come testimone durante il processo in corso.

“Ritengo assolutamente necessario, per una società civile, che si risalga presto e bene a tutte le responsabilità. Voglio dire che occorre scongiurare il rischio che le responsabilità restino coperte dalla prescrizione della gran parte dei reati commessi. Ma lo dico anche nell’interesse di quel personale del carcere che, con sacrificio anche, hanno fatto e fanno il loro lavoro nel rispetto delle regole e delle persone detenute. Sotto quest’ultimo aspetto ho già avuto modo di apprezzare il Presidente della Corte d’Assise di S. Maria C.V., dott. Roberto Donatiello che, sicuramente di concreto col Presidente del Tribunale, dott.ssa Gabriella Casella, hanno imposto ben due udienze settimanali per dare celerità al processo”.

Ciambriello ha aggiunto: “Apprendo con soddisfazione dall’avvocato Francesco Giuseppe Piccirillo che mi difende come parte civile contro tutti i responsabili, che il presidente della Corte ha stabilito, per il futuro, che non sarà dedicata più di una udienza per ogni testimone. Il che significa che nella stessa giornata le parti devono concludere sia l’esame che il contro esame. È un atto di ‘accelerazione’ del processo, che deve valere anche restituire quella dignità istituzionale al carcere di S. Maria C.V. che questi fatti hanno messo in discussione”.

“Emergono dettagli sempre più raccapriccianti nel processo che si sta celebrando dinanzi alla Corte di Assise per le violenze avvenute, come riferisce uno degli ultimi testimoni ascoltati e che ha raccontato i momenti del pestaggio: “Sono un figlio di un carabiniere, lasciatemi stare, non ho fatto niente. Ma l’agente che mi picchiava diceva che non gli importava niente a chi era figlio”. L’altro teste, Ianniello, ripeteva come un mantra: “Mi hanno massacrato”.

In altri termini, i fatti si confermano gravissimi per essere riferiti a ‘rappresentanti delle istituzioni’, quali gli agenti di polizia penitenziaria”. La prossima udienza è in programma il 16 ottobre.