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di Liana Milella

La Repubblica, 15 giugno 2023

Lo stop ai giornalisti sulle intercettazioni crea solo tensione”. “Incostituzionale” togliere al pm il diritto di fare appello. Troppi giudici per decidere su un arresto, così si rischia di incidere sul processo a danno dello stesso imputato. Ed ecco, non appena ha letto il testo della riforma Nordio, la reazione del presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia. “Ingiustificabile” cancellare l’abuso d’ufficio. Intercettazioni vietate alla stampa? “La norma crea solo tensione col mondo dell’informazione”. Stop all’Appello del pm? “Fortissimi dubbi di incostituzionalità”.

Dopo sette mesi arriva la riforma Nordio. Grande riforma o “topolino venefico”?

“Non è una riforma di ampio respiro, ma contiene modifiche che meritano una ferma critica”.

E qual è la prima?

“Come abbiamo già detto in Parlamento, il primo appunto riguarda l’eliminazione dell’abuso d’ufficio. Rispetto al testo attuale che risale al 2020 e che ha già impedito al giudice penale di sindacare l’attività discrezionale amministrativa, l’abrogazione del reato crea un vuoto di tutela penale ingiustificabile. Già questo è sufficiente per consegnare una critica che poi potrà essere più articolata, come abbiamo già fatto davanti alle Camere sui disegni di legge presentati dai deputati”.

Nordio sostiene che era un reato con sole 18 condanne nel 2021...

“Il numero basso prova che dopo la riscrittura della norma l’area del reato stesso era già ristretta. Ma la condotta va comunque punita, perché esprime un disvalore che non può lasciare indifferente il giudice penale”.

Anche lei, come molti suoi colleghi, lo considera un reato “spia” per aggredire la corruzione?

“Certamente sì, lo dicono colleghi qualificatissimi sul piano delle indagini. Non ascoltare il loro parere tecnico mi sembra una scelta poco avveduta”.

Ha visto che Nordio proibisce ai giornalisti di pubblicare le intercettazioni che non compaiono espressamente citate negli atti dei giudici?

“Sì, vedo che viene introdotto un nuovo limite alla pubblicazione delle intercettazioni. Confesso però, che per come è scritta la norma, non riesco a comprenderne pienamente il contenuto. Non capisco cosa significhi quel “utilizzo nel corso del dibattimento”, quando i risultati delle intercettazioni sono già stati considerati rilevanti per quei giudizi”.

Ai tempi di Berlusconi lo avremmo se finito un “bavaglio”...

“Non v’è dubbio che la norma crea un’ulteriore tensione sul diritto all’informazione”.

Con il ddl Nordio i pm non potranno più trascrivere le citazioni di una terza persone che finisce nella telefonata. Si sta togliendo una prova ai processi?

“Nella relazione illustrativa del ddl questa ipotesi viene esclusa perché viene fatta salva la rilevanza probatoria di una conversazione. Seppure a una prima lettura, mi pare una norma inutile, già presente nel sistema”.

Nordio ripropone pari pari lo stop all’appello del pm che perde il processo. Sarà di nuovo bocciato dalla Consulta come nel 2006 lo fu la legge Pecorella?

“I dubbi di costituzionalità sono fortissimi. Aggiungo che questa norma di certo non fa correre i processi in corte di Appello perché già le impugnazioni del pm sono percentualmente modeste. In più crea un forte squilibrio con l’imputato che conserva invece per intero il suo diritto di appellare. Nella commissione Lattanzi che ha preceduto la riforma penale Cartabia una norma di questo tipo era compensata dalla rivisitazione complessiva del giudizio di Appello, con l’effetto di razionalizzare l’esercizio dell’impugnazione da parte dell’imputato. Mentre il ddl Nordio prende un pezzo di quel disegno e trascura tutto il resto che poteva dare una qualche giustificazione alla compressione dei poteri di impugnazione della parte pubblica”.

Si passa dall’unico gip a tre giudici per valutare una richiesta di arresto. Ma Nordio dove li troverà anche se prevede un nuovo concorso per 250 magistrati?

“Questo è il primo problema, ma non è l’unico. Siamo di fronte a una norma che creerà un fortissimo disagio organizzativo, che si pone in controtendenza con altri annunci riformatori, cioè l’apertura dei piccoli uffici giudiziari. Una scelta che manda un messaggio errato, e cioè che il tribunale, invece del giudice monocratico, sappia “resistere” di più alle richieste del pm. E ancora che creerà le condizioni per cui, di fronte alla richiesta di arresto del pm, si muoveranno in prima battuta tre giudici, poi altri tre in sede di riesame, e ancora altri cinque se l’arrestato ricorre in Cassazione. Stiamo parlando di 11 giudici. E quindi alla fine le valutazioni fatte in sede cautelare rischieranno di avere un peso eccessivo nelle fasi successive del processo con buona pace dei diritti dell’imputato”.

Lei sta dicendo che se gli 11 giudici confermano l’arresto questo peserà su tutto il processo?

“Sì, c’è sicuramente un rischio molto forte”.