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di Liana Milella

La Repubblica, 9 aprile 2022

Intervista al presidente dell’Anm: “Siamo ai limiti dell’incostituzionalità. Sì a toghe libere e non impaurite, confidiamo nel Parlamento”.

“Un sistema democratico ha bisogno di una magistratura libera e non impaurita. Spero ci sia ancora tempo per correggere le storture di questa riforma”. Giusto ieri il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia ha convocato il parlamentino delle toghe nello stesso giorno in cui la legge sul Csm approderà alla Camera “per far sentire l’allarme di tutti i magistrati”.

Siete proprio sul piede di guerra...

“Siamo molto, molto preoccupati. Confidiamo che il Parlamento si accorga in tempo di quanto il ddl che stanno costruendo nelle riunioni di maggioranza e in commissione giustizia - dalle indiscrezioni che leggiamo - riporterà la magistratura al periodo pre-costituzionale...”.

Addirittura?

“Eh sì, purtroppo. Perché dietro le parole d’ordine della meritocrazia e delle valutazioni di qualità si nasconde la voglia di gerarchizzare tutti i magistrati, fare sentire loro il timore della soggezione ai capi e allo stesso Csm, che vedrà messa in pericolo la funzione di garanzia che la Costituzione gli assegna”.

Tutto questo arriva da una Guardasigilli come Marta Cartabia che è stata al vertice della Consulta...

“Purtroppo sembra quasi una beffa che la riforma veda la luce sotto il suo dicastero. Ma la realtà è questa, e non la si può raccontare in altro modo”.

Ma lei lo sa che in questa maggioranza ci sono partiti da sempre ostili ai giudici?

“Ahimé, purtroppo avverto che questo sentimento di ostilità diventa sempre più forte”.

Il suo allarme prelude a una mobilitazione delle toghe. Arriverete allo sciopero?

“Mi auguro fortemente che la magistratura non sia costretta a indirne uno come non succedeva dai tempi del governo Berlusconi”.

Qual è il rospo della riforma che non volete ingoiare?

“C’è più di un aspetto critico che fa oscillare la futura legge tra il pre-costituzionale e l’incostituzionalità piena”.

Per esempio?

“Il fascicolo delle performance per ogni toga è uno strumento di controllo indebito che potrà intimorire i magistrati, inducendoli a essere conformisti e indifferenti alle istanze di giustizia. Che invece esigono coraggio interpretativo e l’abbandono di soluzioni cristallizzate”.

Per Verini (Pd) è una schedatura ma la norma è passata lo stesso...

“La sua è una definizione efficace, l’irragionevolezza è palese: si pensi a quanto sarebbe assurdo proporre un corrispondente fascicolo per gli avvocati e per schedare i loro insuccessi in Cassazione”.

E sulla ormai quasi separazione delle carriere?

“Un solo passaggio da pm a giudice e viceversa nell’arco di una carriera è di fatto proprio la separazione delle carriere. Ma se la si vuol fare davvero allora si guardi in faccia la Costituzione e non la si aggiri”.

I giudici potrebbero fare ricorso alla Consulta?

“Vedremo, ma per ora confidiamo nel Parlamento e nella sua capacità di evitare l’attrito con la Costituzione”.

Ma lei e i suoi colleghi avrete ancora diritto di parola dopo l’illecito disciplinare sulla presunzione d’innocenza su cui ha vinto Costa di Azione?

“È un ulteriore esempio della voglia di controllare tutti magistrati comprimendo il loro diritto-dovere di informare i cittadini anche su quello che avviene nella fase delle indagini preliminari”.