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di Francesco Faenza


La Città di Salerno, 5 aprile 2020

 

La lettera dalle celle: "Presidente, ci aiuti". Celle sovraffollate, assembramenti pericolosi, se il coronavirus "entra" in un carcere...sarà una strage. La stessa mattanza avvenuta in alcune residenze per anziani o nelle cliniche private del nord Italia. Questa volta, però, non ci saranno alibi. Nessuno politico potrà dire: non potevamo immaginarlo. È passato un mese e i 61mila detenuti italiani attendono un atto di clemenza.

"Non chiediamo uno sconto di pena- precisano i detenuti di Sant'Angelo dei Lombardi- ma la possibilità di scontare la condanna in condizioni di sicurezza". Ci sono le misure alternative al carcere ma per i politici sono impopolari: "Fateci scontare la pena ai domiciliari" è il grido di dolore caduto nel vuoto. I detenuti hanno scritto al ministro della giustizia, Bonafede. Si sono rivolti ai politici locali, agli esponenti parlamentari del territorio. Nessuno si è mosso. Il coronavirus ha ucciso quasi 15mila italiani, terrorizzando la gente e scatenando dibattiti infiniti. Si parla degli anziani, come della categoria più a rischio. Si solidarizza con i medici e gli infermieri, a contatto con i contagiati. Ma su quello che potrebbe accadere nelle carceri italiane, nessuno profferisce parola. E così, i detenuti di Sant'Angelo dei Lombardi, in provincia di Avellino, si sono rivolti al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

"Il sovraffollamento delle celle è scandaloso, ci sono 11mila persone in più nelle nostre carceri". La popolazione in stato di detenzione non è composta solo di uomini e donne: "Ci sono anche dei bambini" viene riportato nella lettera. Il decreto del ministro Bonafede porterebbe alla scarcerazione di 3mila persone. Altri 58mila resterebbero in gabbia. Con un sovraffollamento comunque micidiale, pari a 6mila unità. "Caro, Presidente - è scritto in calce alla lettera - abbiamo ascoltato il messaggio da Lei espresso a favore dei detenuti, ci auguriamo che presto Lei faccia qualcosa per noi, sollecitando chi di competenza. Viviamo nel totale silenzio e nell'indifferenza generale".

I motivi per liberare le persone costrette a stare in carcere sono diversi: "Il principio della riabilitazione delle pene, il divieto di trattamenti contrari al senso di umanità, la rieducazione, il rispetto della dignità, non trovano alcun riscontro nella cultura dominante e diffusa. Vi chiediamo di intervenire prima che il coronavirus si diffonda nelle carceri, provocando vittime e panico. Non abbiamo né i mezzi né le attrezzature idonee per poterci difendere. Lei sa che siamo in una condizione in cui non formare assembramenti è pressoché impossibile. Guardando la condizioni in cui sia ammassati nelle celle, egregio Presidente, Lei capirà che la prima regola per prevenire e combattere il Covid-19 venga violata ogni giorno".

Nella lettera, i detenuti ricordano a Mattarella i suoi discorsi sul rispetto dei diritti della popolazione carceraria: "Auspichiamo che lei Presidente non si fermi di fronte ad una cultura allarmistica". Nei giorni scorsi, i detenuti di Sant'Angelo dei Lombardi hanno iniziato una raccolta fondi a favore dell'ospedale di Ariano Irpino dove un focolaio di Covid-19 ha fatto scattare la quarantena per gli abitanti. È stata comunicata poi agli ospedali della regione Campania, la disponibilità a donare sangue per tutti coloro che hanno comunque bisogno di trasfusioni: "Ci teniamo a sottolineare che questo istituto di custodia è dotato di una sartoria, convertita alla produzione di mascherine facciali".