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di Federico Capurso

La Stampa, 5 febbraio 2024

La segretaria del Pd in Abruzzo attacca “il solito populismo di destra”: “Si parla di nuove prigioni senza affrontare il tema delle misure alternative”. È il secondo tour di Elly Schlein in Abruzzo in meno di un mese. E ce ne sarà un terzo, a ridosso delle elezioni regionali del 10 marzo. La segretaria del Pd è sempre accompagnata da Luciano D’Amico, il candidato presidente di Regione del centrosinistra, e insieme parlano di sanità, investimenti edilizi, università, energie da sprigionare nelle piccole comunità dell’entroterra.

L’ultima volta era stata categorica: “Sono in Abruzzo e voglio parlare solo dei problemi degli abruzzesi”, dribblando così le domande dei cronisti. Il copione, ieri, doveva essere lo stesso. Invece, verso le 10 di mattina, la segretaria del Pd viene a sapere che un detenuto nel carcere di Verona si è tolto la vita. Passano meno di due ore e Schlein viene informata di un altro suicidio: la vittima è un detenuto disabile in un carcere del casertano. Qualcosa si deve dire, anche se con l’Abruzzo c’entra poco. E di fronte all’intervista al ministro della Giustizia Carlo Nordio, pubblicata ieri su questo giornale, Schlein sbotta: “Nordio segue il più tradizionale populismo penale di destra - dice parlando con La Stampa -. Pensa soprattutto a introdurre nuovi reati, mentre nelle carceri sempre più affollate, ormai, si consuma un suicidio ogni due giorni”.

I progetti lanciati dal Guardasigilli per la costruzione di nuovi istituti carcerari, sfruttando le caserme militari dismesse, “stupisce”, dice ancora Schlein, perché le stesse energie e risorse non vengono spese “per affrontare un problema strutturale come quello delle misure alternative alla detenzione. Il carcere che ha in mente Nordio - prosegue - rischia di tradire il principio di riabilitazione del detenuto e aumenta invece il rischio di recidiva una volta scontata la pena”. Nordio, da Venezia, torna sul tema: “Lo sport e il lavoro - dice - servono alla rieducazione dei detenuti, possono alleviare la vita carceraria e diminuire il problema dei suicidi”.

Ma Schlein attacca ancora: “Vedo che il Guardasigilli parla delle riforme che vorrebbe fare, come la revisione dei reati contro la pubblica amministrazione. Diciamo la verità: vuole il garantismo per i colletti bianchi e, dall’altra parte, criminalizzare i giovani, i più deboli, i poveri, a seconda del giorno”. Per la segretaria del Pd è “evidente che si stia già andando in questa direzione, verso un allargamento delle maglie”, anche su reati delicati come corruzione e concussione: “Nordio ha iniziato a farlo già da tempo. Ricordo quando mise in discussione il concorso esterno in associazione mafiosa. L’impostazione è questa”. Ma il Pd cosa propone? “Stiamo ascoltando tutti gli attori in campo, poi faremo le nostre proposte”, dice Schlein. E in questo senso, dice, si inserisce l’annuncio di un evento sulla Giustizia che si terrà al Nazareno giovedì prossimo, intitolato: “Emergenza carcere, la svolta necessaria”.

Nell’attesa, il Guardasigilli è già nel mirino e questo è il segno di una tensione sulla Giustizia destinata ad alzarsi nelle prossime settimane, tra il Ddl Nordio che si appresta ad arrivare in Aula in Senato e il caso Salis ancora lontano - sembra - da una soluzione. Se il ministro della Giustizia dice a La Stampa di essere “sorpreso e addolorato” dal trattamento ricevuto da Ilaria Salis nelle carceri ungheresi, la reazione della leader Dem è ruvida: “Salis non se ne fa niente del dolore di Nordio”. E quando rilegge il paragone che il Guardasigilli fa tra le forti polemiche per il caso ungherese e il poco clamore suscitato dalle manette esposte durante la Tangentopoli veneta, Schlein sembra quasi impietrita. Le parole si induriscono, sgorgano fuori d’impeto e forse senza accorgersene finisce per dare del “tu” a Nordio, come se ce lo avesse davanti: “È il solito gioco della destra, che per sminuire i fatti di oggi, tira fuori qualche vecchio episodio dicendo “eh, ma allora quella volta...”. E invece no, niente “ma allora”: tu sei il ministro e rispondi su cosa puoi fare per riportare a casa Ilaria Salis. Punto. Il resto non mi interessa”.

Intanto il viceministro della Giustizia Andrea Delmastro accorre in difesa del governo: “Una sinistra, spudorata o smemorata, tenta di addebitare al governo Meloni la fotografia impietosa delle condizioni carcerarie che ha lasciato come inumana eredità”. Dimenticando, però, che c’è sempre stato almeno un pezzo di centrodestra al governo, ininterrottamente, dal 2008. Spesso, insieme al centrosinistra.