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di Ermes Antonucci

Il Foglio, 28 giugno 2024

I membri togati del Csm hanno elaborato una nuova circolare sull’organizzazione interna delle procure che in alcuni passaggi va oltre, se non contro, le norme approvate dal Parlamento, con l’obiettivo di ridurre i poteri in mano ai dirigenti. I laici sul piede di guerra. Si prospetta uno scontro al Consiglio superiore della magistratura fra i componenti laici, cioè quelli eletti dal Parlamento, e quelli togati, cioè scelti dai colleghi magistrati. Tema del contendere: la futura organizzazione interna delle procure. La riforma dell’ordinamento giudiziario approvata nel 2022 (la cosiddetta riforma Cartabia) ha infatti stabilito che i dirigenti delle procure devono elaborare il piano di organizzazione interna del proprio ufficio tenendo conto dei princìpi stabiliti dal Csm e poi sottoporre il documento all’approvazione del Consiglio stesso.

Una disposizione di cui non si sentiva proprio la mancanza, visto che finisce per attribuire al Csm ulteriori poteri, rispetto a quanti già non ne abbia accumulati nel corso degli ultimi decenni, sulla gestione interna degli uffici giudiziari. La palla è stata colta al balzo dai magistrati, che hanno sempre avversato ogni rafforzamento del ruolo dei procuratori della Repubblica rispetto ai semplici sostituti. Il risultato è stato che i componenti togati della Settima commissione del Csm hanno elaborato una “nuova circolare sull’organizzazione degli uffici requirenti” che, in alcuni passaggi, va oltre, se non contro, le norme (approvate dal Parlamento) in vigore sull’ordinamento giudiziario, con il chiaro obiettivo di ridurre i poteri in mano ai dirigenti delle procure.

La circolare, infatti, pur riconoscendo che “il procuratore della Repubblica quale titolare dell’ufficio del pubblico ministero vanta un potere sovraordinato rispetto al sostituto”, prevede poi una serie di disposizioni che attenuano il ruolo direttivo del procuratore. Il testo, per esempio, stabilisce che “il procuratore della Repubblica definisce in via generale i princìpi e i criteri per lo svolgimento delle attività dell’ufficio”, ma anche che questo potere “deve essere esercitato a valle di uno specifico momento partecipativo, rappresentato dalle apposite riunioni con i procuratori aggiunti, i magistrati di ogni singolo gruppo o dell’ufficio e dai contributi del servizio studi, nonché tenendo conto delle indicazioni emerse in tali sedi di confronto”. Insomma, la circolare proposta dai togati, come sottolinea la stessa relazione introduttiva, prevede in questo modo una “fase consultiva che, sebbene non vincolante, comporta per il procuratore lo specifico onere di attivarla e di tenere conto delle indicazioni che da essa provengono”. Si è di fronte a una procedura non prevista né richiesta dalla riforma Cartabia che, come è evidente, avrà come effetto quello di ridurre il potere del procuratore capo nell’organizzazione dell’ufficio.

Un’altra novità riguarda il potere di revoca dell’assegnazione dei procedimenti, che spetta sempre al procuratore capo. Mentre oggi è previsto che quest’ultimo determina “i criteri e le modalità di revoca dell’assegnazione dei procedimenti”, nella circolare si stabilisce che il potere di revoca può essere esercitato “se il magistrato non si attiene ai princìpi e ai criteri definiti in via generale” (princìpi che a loro volta, come abbiamo già visto, devono essere stabiliti tenendo conto proprio delle indicazioni dei magistrati). In questo caso sembra palesarsi un contrasto con la normativa vigente.

Insomma, per quanto la materia sia piuttosto tecnica, emerge una chiara tendenza dei membri togati del Csm a sfruttare la circolare per attenuare i poteri oggi riconosciuti ai capi delle procure. Una manovra, secondo quando trapela da fonti di Palazzo Bachelet, non affatto gradita dai membri laici. Che comunque, prima ancora del merito, nutrono forti perplessità proprio sulla possibilità del Csm di introdurre norme ulteriori a quelle già in vigore (se non addirittura in contrasto con queste).

La discussione sulla circolare è cominciata mercoledì scorso al plenum del Csm. Interrotto per la mancanza del numero legale nel pomeriggio, l’esame riprenderà la prossima settimana. Con un intervento, pare, anche del vicepresidente Fabio Pinelli, che vorrebbe evidenziare le criticità della circolare.