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di Giuseppe Salvaggiulo

La Stampa, 12 ottobre 2023

Via libera alle nomine. Opposizioni divise. Dubbi sui titoli del presidente D’Ettore voluto da Fratelli d’Italia. Il parto delle nomine è stato faticoso e lungo: almeno quattro le terne bruciate in roghi diversi. Doppio scontro politico sulla nomina del nuovo Garante dei detenuti. Una nomina strategica per il ruolo di vigilanza su carceri e immigrazione. Da una parte le opposizioni contestano la designazione del presidente Felice Maurizio D’Ettore, docente di diritto fiorentino, ex deputato di Forza Italia transitato con Fratelli d’Italia a fine legislatura, fortissimamente voluto da Palazzo Chigi. Dall’altro si registra l’ira del Pd nei confronti di Giuseppe Conte, accusato di aver “trattato in segreto con la destra” usurpando al Pd il nome che era stato concordato per l’opposizione e assestando sulle nomine di sottogoverno un altro colpo di un metodo già sperimentato con successo su altri dossier, dal Consiglio di presidenza della Corte dei Conti alla Rai.

Il Garante dei detenuti è un ufficio composto da trenta funzionari, al vertice un collegio di tre esperti. Il parto delle nomine è stato faticoso e lungo. Se ne parla da mesi e sono almeno quattro le terne bruciate in roghi diversi: all’interno della maggioranza, tra maggioranza e opposizione, nei passaggi istituzionali prima e dopo Palazzo Chigi.

Inizialmente, la destra aveva pensato di decidere unilateralmente in tre nomi, pur incasellandone uno in quota minoranza. Si era parlato dell’ex deputata del M5S Giulia Sarti, ma anche della radicale Rita Bernardini. Quando questa opzione si era rivelata impraticabile (Bernardini ha un paio di condanne per le disobbedienze civili sulla cessione di droga), la destra aveva accettato di dare un posto su tre all’opposizione.

Il Pd aveva dato il suo nome, una donna con esperienze istituzionali. Ma l’intesa era saltata dopo gli attacchi a Nordio sul concorso esterno. La destra era tornata allo schema di partenza e il Pd aveva deciso di salire sull’Aventino. A questo punto si è insinuato il Movimento 5 Stelle. Che ha fornito a Nordio il nome del giurista palermitano Mario Serio. Nome gradito e portato in Consiglio dei ministri. Fonti del M5S sostengono che a farlo sia stato l’ex magistrato Roberto Scarpinato, ora senatore M5S. Serio fu difensore della Procura di Palermo nel conflitto tra poteri sollevato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano davanti alla Corte Costituzionale per le telefonate intercettate nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia.

Il Pd storce il naso perché Serio, oltre vent’anni fa, era stato componente del Csm oltre vent’anni fa su designazione di Forza Italia. Ma è anche columnist di Questione Giustizia, rivista giuridica di Magistratura Democratica, ed è stato relatore all’assemblea dell’Anm convocata per protestare contro le iniziative disciplinari di Nordio.

Dunque la faccenda è politica. Il Pd ce l’ha con Conte. Anche perché il M5S non ha sostenuto la richiesta di audizione dei nominati. C’è poi una questione istituzionale (quella di genere è stata risolta inserendo Irma Conti, avvocata designata dalla Lega). D’Ettore, presidente designato da Fratelli d’Italia, è docente universitario. La legge prescrive che i componenti del Garante non appartengano alla pubblica amministrazione. Il Pd intende sollevare formalmente una questione di incompatibilità, per far saltare tutte le nomine.