sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Laura Eudati

La Stampa, 3 agosto 2023

La tentazione di bocciare un bullo è fortissima. Specialmente quando il bullo è pericoloso e agisce ferocemente come è accaduto nella scuola media di Latina. La storia è andata diversamente: invece di far ripetere l’anno agli aguzzini, dirigente e professori hanno preferito scommettere sul proprio ruolo di educatori convocando vittima e bulli, famiglie ed esperti, tutti insieme per comprendere come sia potuto accadere che in una classe addirittura quindici studenti abbiano sfogato la propria aggressività contro una ragazzina, giorno dopo giorno, portandola all’isolamento e istigandola al suicidio. Fatti gravissimi, per i quali infatti è intervenuta la Procura per i minorenni.

Secondo le cronache, la riflessione sul male procurato è servita. I ragazzini, giovanissimi, sono entrati in uno spazio nuovo di confronto nel quale hanno avuto l’opportunità di togliersi la maschera del bullo e della vittima. Ai docenti viene sempre ricordato di evitare il labeling, l’etichettatura dei ragazzi. Quello è un bullo, quello è un secchione, quello non ha voglia di studiare. Questo perché i comportamenti dei giovani adolescenti sono spesso temporanei, sono tappe di crescita. Se gli insegnanti pensassero che la condizione dei propri studenti fosse immodificabile, il progetto educativo arriverebbe a un binario morto. Sarebbe inutile andare a scuola. Se uno studente compie atti di bullismo, va aiutato a smettere.

I bulli della scuola di Latina hanno compiuto esattamente questo percorso e, arrivati all’esame di terza media, sono stati promossi con un sei in condotta, dunque con un voto appena sufficiente. Può risultare fuorviante, poiché un tempo era un’ignominia avere il sette in condotta, solitamente comminato a coloro che mettevano la scuola a ferro e fuoco. Negli ultimi anni, invece, il voto di condotta può scendere fino al sei e soltanto il cinque normalmente garantisce una bocciatura automatica a prescindere dai voti nelle materie. Ed è recente inoltre il fatto che nel giudizio di uno studente non possano essere mischiati facilmente i voti con il comportamento. Anche per questo i ragazzi di Latina sono stati valutati per quanto avevano prodotto a scuola durante i compiti e le interrogazioni, mentre la faccenda del bullismo è stata tenuta separata.

Dunque, bene ha fatto la scuola a mettere in campo tutti gli strumenti per arrivare a una conclusione positiva della faccenda. Positiva anche per la ragazzina vessata, che ha potuto vedere come la scuola abbia reagito in maniera forte e determinata per proteggerla e neutralizzare i bulli. Bocciandoli senza nessun intervento educativo, infatti, avrebbe avuto l’unico effetto di spedirli in una nuova classe dove probabilmente avrebbero messo in atto gli stessi comportamenti bullizzanti e, fuori della scuola, avrebbero potuto continuare a perseguitare la ex compagna.

Tuttavia la vicenda presenta un lato oscuro. Alcune famiglie si rifiutano di far partecipare i figli al percorso di giustizia riparativa. Si tratta di attività socialmente utili: l’aiuto alle maestre di un asilo, l’accompagnamento di minori disabili, l’esperienza a contatto con problematiche sociali. L’atteggiamento di queste famiglie rischia di vanificare gli sforzi della scuola e mostra come dietro un bullo esistano quasi sempre le responsabilità di un padre o di una madre. Se i loro figli fossero stati bocciati, probabilmente avrebbero fatto ricorso come spesso accade in queste vicende. Fortunatamente la scuola ha reagito diversamente.