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di Antonio Ferrero

La Stampa, 2 aprile 2024

Qualche giorno fa, questo giornale ha pubblicato il dato preoccupante secondo il quale, nel 2030, nella nostra provincia gli over 65 anni saranno il doppio degli under 14. A rallentare questa gioiosa corsa verso la trasformazione di Cuneo in un gerontocomio ci sono gli immigrati: secondo i dati della Regione Piemonte del 2021, gli alunni stranieri della scuola secondaria erano il 9,53%, quelli della scuola dell’infanzia il 17,21%. Quasi il doppio.

Più che una sostituzione etnica, l’integrazione degli stranieri sembra l’ultima speranza per evitare l’estinzione. Davanti a questi dati suona piuttosto surreale l’invito del ministro Valditara a voler porre un tetto agli studenti stranieri presenti nelle classi. È un’iniziativa né di destra né di sinistra: semplicemente anacronistica. Ma soprattutto, completamente scollegata con la realtà. Quando ho iniziato a insegnare, un collega esperto di docimologia mi insegnò un metodo di correzione delle verifiche che adotto ancora oggi: me le faccio consegnare anonime, firmate con uno pseudonimo che solo l’autore conosce. In questo modo, quando correggo, sono ignaro della persona che sto valutando e questo mi tutela da qualsiasi pregiudizio possa avere (e ne ho tanti, come ogni essere umano). È vero, lavoro nei licei che sono una realtà privilegiata. Però, in trent’anni di insegnamento in giro per tutta la provincia, non sono mai riuscito a distinguere l’etnia o la nazionalità di un ragazzo dai suoi elaborati. Sono tutti scritti nello stesso italiano approssimativo e un po’ sgrammaticato che accomuna gli italiani, dallo studente al ministro.