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di Elvira Serra

Corriere della Sera, 21 ottobre 2024

Non c’è nessun filo a unire storie come il ladro di “Gratta e vinci ucciso” a Milano e il suicidio del ragazzo di 15anni a Senigallia, esasperato dai bulli, se non la domanda che le collega: abbiamo smesso di restare umani? “La gentilezza cambierà il mondo”. È lo slogan dell’undicesima Assemblea del Movimento Mondiale della Gentilezza, che si è svolta a Palermo dal 17 al 20 ottobre e che ha premiato il ministro della Giustizia Carlo Nordio come ambasciatore della gentilezza nel mondo. Il Guardasigilli, nel ricevere la benemerenza, ha commentato che “la kindness, ossia la gentilezza, dovrebbe connotare ciascuno di noi: vedere nell’altro un proprio fratello, essere coscienti dei nostri limiti, fissati dall’imperfezione del nostro intelletto. Da questa consapevolezza deve derivare la modestia, e da essa, appunto, la gentilezza”.

Parole perfette, e drammaticamente stonate con le cronache dell’ultima settimana, segnate non soltanto dai femminicidi, ai quali quasi sembriamo assuefatti come alle allerte meteo e alle alluvioni che periodicamente erodono un altro pezzo d’Italia e lasciano senza casa decine di famiglie. Ci sono però due storie che solo a leggerle mi hanno procurato una inquietudine nuova.

Una è quella del ladro di “Gratta e vinci” ucciso a forbiciate dal nipote della titolare di un bar di Milano mentre tentava di scappare con il suo triste bottino. L’altra è quella del povero Leo, il quindicenne di Senigallia che si è tolto la vita sparandosi un colpo con la pistola di ordinanza del padre vigile, esasperato dalle angherie dei compagni di scuola.

I due casi non potrebbero essere più diversi. La gip, che pure ha scarcerato zio e nipote accusati di omicidio volontario in concorso, ha scritto “che vi è stata la perdita totale dell’autocontrollo in una dimensione del farsi giustizia da sé non ammissibile nel nostro ordinamento”. Poiché il bar quest’anno era “stato oggetto di 3 o 4 azioni predatorie”, in quest’ottica si inserisce “la manifestazione di rabbia e frustrazione”: “I due indagati non hanno saputo gestire questa emozione negativa con la necessaria lucidità e razionalità”. Nemmeno Leonardo è riuscito a gestire la sua frustrazione, verso un mondo di coetanei ai quali tendeva inutilmente la mano, e di adulti che non sono riusciti a intercettare il suo grido di aiuto (la procura valuterà se ci sono responsabilità da parte degli uni e degli altri). Leo la sua rabbia l’ha rivolta su di sé, nell’unico modo che avrebbe avuto un effetto sicuro. Non c’è nessun filo a unire queste storie, se non la domanda che le collega: abbiamo smesso di restare umani?