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di Laura Badaracchi

Confidenze, 11 luglio 2023

La Fondazione Cave Canem promuove il progetto “Fuori dalle gabbie”, che coinvolge persone detenute e cani nei canili. Obiettivo straordinario per il progetto “Fuori dalle gabbie”: aiutare i detenuti a sviluppare nuove competenze grazie agli animali dei canili. Un’iniziativa che prende piede in tutto il Paese

Massimiliano Bocci è un agente di polizia penitenziaria e Sam era un cane abbandonato. I due si sono incontrati nel carcere di massima sicurezza di Spoleto (Pg), dove l’animale partecipava da circa tre settimane al progetto Fuori dalle gabbie, partito a ottobre dello scorso anno grazie alla Fondazione Cave Canem in sinergia con il Comune umbro e con la Casa di reclusione. Un’iniziativa importante, volta a favorire le attività di cura dei detenuti nei confronti di una dozzina di cani abbandonati e maltrattati.

Una volta “risocializzati”, gli animali sono pronti per le adozioni. Sam è stato particolarmente fortunato perché ha incrociato lo sguardo di Massimiliano mentre il poliziotto era in turno. “Per via del mio lavoro di supervisione, sono venuto due volte al piccolo rifugio costruito nel carcere e Sam mi è sempre venuto incontro: ci siamo scelti a vicenda” spiega l’agente, che ha portato l’animale in una grande famiglia pelosa. “Vive insieme ad altri due cani, un cavallo, una capretta e un gatto in un ampio terreno accanto a casa mia. E io trascorro il mio tempo libero con loro” racconta Massimiliano entusiasta.

Questo è solo uno dei frutti del progetto. Come spiega l’avvocato Federica Faiella, vicepresidente della Fondazione Cave Canem: “Cerchiamo di coniugare i percorsi individualizzati di formazione, riscatto sociale e inclusione lavorativa dedicati alle persone detenute con l’assistenza ai cani senza famiglia in canile. In questo modo, il detenuto acquisisce nuove competenze e diventa adatto a vivere nel rispetto della legalità e il cane, rieducato, è pronto per essere adottato da una famiglia”. Al momento, oltre che a Spoleto Fuori dalle gabbie è presente all’interno della Casa circondariale di Napoli Secondigliano e dell’Istituto penale per minorenni Casal del Marmo di Roma: “Ben 154 persone detenute hanno partecipato ai nostri corsi di formazione, di cui 16 hanno svolto lavori socialmente utili in canile, ottimizzando così il tempo della pena e acquisendo nuove competenze. Finora circa 166 cani sono stati aiutati: la logica è fornire un’idea di ospitalità degli animali alternativa al canile, con un servizio di accudimento qualitativamente elevato”.

Com’è nata questa passione in una professionista impegnata in una multinazionale? Tutto è nato da Drugo, cane portato in famiglia 15 anni fa dal fratello di Federica Faiella e scomparso il 13 agosto scorso. “Grazie alla sua presenza sicuramente è emersa in me un’innata e spiccata sensibilità nei confronti degli animali e ho preso coscienza che anche loro sono es

sere senzienti e titolari di diritti. Ho iniziato a occuparmi di eventi benefici a favore degli animali della Lav (Lega anti vivisezione). Poi, nel giugno 2019, è nata la Fondazione e la presidente Adriana Possenti mi ha chiesto di affiancarla occupandomi non solo degli animali, ma anche delle persone e pensando all’inclusione sociale di giovani detenuti e ragazzi autori di reati” spiega l’avvocata. Fra loro c’è anche Dario, che da due anni è stato inserito in Cambio rotta, progetto di giustizia riparativa per chi sconta il periodo di messa alla prova svolgendo attività socialmente utili in favore di cani abbandonati costretti a vivere in canile e frequentando anche un corso teorico-pratico di formazione per operatore cinofilo. “All’inizio avevo paura dei cani a causa di un morso ricevuto in passato: gli animali abbaiavano e credevo che mi volessero aggredire. I tutor della Fondazione mi hanno spiegato che esistono tante tipologie di abbaio e che quello di cui avevo paura era invece una richiesta: il cane non mi stava minacciando, semplicemente mi chiedeva di farlo uscire dalla gabbia” racconta Dario. “Mi ricorderò per sempre di Argo, proveniente da un sequestro e vittima di maltrattamenti. Quando l’ho conosciuto era molto chiuso e non reagiva a nessuno stimolo riguardante il gioco. Dopo qualche settimana insieme, per me è stata una grandissima soddisfazione vederlo iniziare a rincorrere la pallina che gli avevo lanciato e persino riportarmela per invitarmi a continuare il gioco. Incredibile, avevo finalmente guadagnato la sua fiducia”.

Alcuni dei ragazzi coinvolti nel progetto hanno adottato i cani, quattro sono stati assunti dalla Fondazione. “E un altro ragazzo dal canile romano a Valle grande, dove si occupa di supporto ai medici veterinari, accompagnando gli animali dai box all’ambulatorio” riferisce la vicepresidente di Cave Canem. Una professionista che al momento, grazie a educatori cinofili, veterinari, assistenti di campi fra i 20 e i 40 anni e circa 190 volontari, sta seguendo il percorso riabilitativo di ben 611 cani: “440 nel canile Valle grande (a cui si aggiungono circa 300 gatti), 126 nel canile comunale e 20 nel carcere di Spoleto e 25 a Modena. Forniamo anche supporto tecnico e giuridico agli addetti ai lavori, come il personale di polizia penitenziaria: il nostro obiettivo è puntare a creare un circolo virtuoso fra canile e amministrazione penitenziaria.

Inoltre, collaboriamo con le associazioni di volontariato per le adozioni nella fase della compatibilità e ambientamento. Infine, su richiesta di tantissime famiglie abbiamo anche avviato un programma di addestramento per cani con disagi comportamentali, in modo da scongiurare il rischio di abbandono” puntualizza la vicepresidente. Intanto, a Napoli, nel 2021 è stato aperto il primo canile comunale, La collina di Argo, anche grazie a una raccolta fondi promossa dalla Fondazione. E Cave Canem è stata contattata anche dalle Regioni Emilia Romagna, Lombardia e Sardegna per progetti futuri. “Sono fiera di queste iniziative, esseri umani e animali meritano una seconda possibilità” conclude l’avvocata.