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di Ornella Favero*

Il Riformista, 13 gennaio 2024

In questi giorni il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha trasferito a Oristano Tommaso Romeo, una persona detenuta in Alta Sicurezza 1 a Padova, in carcere da più di trent’anni, di cui 8 in 41 bis e più di dieci a non far niente nei circuiti di Alta Sicurezza, fino all’arrivo a Padova, dove da più di dieci anni fa parte della redazione di Ristretti Orizzonti. E lo hanno trasferito, sulla base di una indagine in corso per la quale hanno arrestato suo fratello e altri per fatti risalenti al 2016-17.

Suo fratello ha già avuto un processo con l’accusa di aver agito da tramite tra Tommaso e l’organizzazione criminale di cui aveva fatto parte, ed è stato assolto, in questi anni proprio per questo motivo sarà andato a colloquio da Tommaso due volte in tutto, ora ci riprovano con una accusa simile.

Noi di Ristretti Orizzonti speriamo si arrivi presto all’archiviazione o, se ce ne dovesse essere motivo, al rinvio a giudizio, una cosa però l’abbiamo capita, dal rigetto del permesso che ha ricevuto il detenuto e dal trasferimento che stanno mettendo in atto: c’è un’indagine che riguarda un detenuto? È sicuramente colpevole (qui tra l’altro ruota tutto intorno ad intercettazioni, e il reato non è nemmeno stato commesso, cioè si parla di una compravendita di droga, poi non avvenuta perché gli acquirenti, dei non identificati siciliani, non avevano soldi!

La responsabilità di Tommaso Romeo? Avrebbe passato un “pizzino” con un numero di telefono (questa ovviamente la parola usata per rafforzare l’idea di un ruolo criminale forte). Tanto poi in ogni caso lo Stato non pagherà l’ingiusta detenzione, perché lui è già in galera ed è per definizione “colpevole”.

Ma il trasferimento “preventivo” sette anni dopi il “fatto” significa bloccare tutto il suo percorso, perché le sezioni Alta Sicurezza 1, tranne a Padova, sono per lo più dei luoghi desertificati, con gente in galera da decenni che ha perso perfino ogni caratteristica di umanità. La facilità con cui si usa il trasferimento per motivi di “ordine e sicurezza” è la dimostrazione della enorme difficoltà di portare a termine un percorso di recupero per i detenuti di Alta Sicurezza, perché lo Stato preferisce trincerarsi dietro l’affermazione “i mafiosi non cambiano mai”.

Qualcuno ha voglia di provare per un attimo a immedesimarsi in questa persona in carcere da più di trent’anni, che aveva cominciato a rivivere con i primi permessi, che si è messa in gioco e ha raccontato i meccanismi perversi con cui lui faceva proseliti tra i giovanissimi per l’organizzazione criminale? E se poi risultasse innocente in questa vicenda, la sua vita non sarebbe comunque rovinata? Per quanto gravi siano i reati commessi, è disumana una pena che, come dice Papa Francesco, non tiene aperta una finestra di speranza, e in questo caso la finestra la stanno chiudendo.

*Direttrice di Ristretti Orizzonti

Lettera della figlia di Tommaso Romeo

Buongiorno, vorrei scrivere poche righe tra le lacrime, il dolore, la delusione e la rabbia che ho dentro di me, purtroppo questo calvario non finirà mai né per me né per mio padre, c’eravamo solo illusi questa è la dura verità. Da quando avevo un anno porto questa croce, un padre in carcere con l’ergastolo ostativo, e finché avrà vita mio padre sarà così per lui e per tutta la mia famiglia.

Mi dicono tutti: perché devi ricominciare da capo? Perché ora lo porteranno in un posto dove non lo conoscono non ci conoscono, non so se gli danno più la possibilità di avere un permesso, se gli faranno fare le attività o lo terranno chiuso tutto il giorno in una cella, non faccio altro che pensare a lui.

Mi sono veramente sentita a casa a Padova e per questo volevo ringraziarvi, non potrò mai dimenticare che mi avete regalato momenti bellissimi come quello di riabbracciare mio padre senza sbarre, o il piacere di mangiare perla prima volta seduta al tavolo con lui. Tutto questo non lo dimenticherò mai, spero un giorno di rincontrarci, anzi verrò a Padova anche senza mio papà, perché lì mi sono sentita a casa. Grazie di tutto, con affetto.

Francesca Romeo