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di Francesco Saverio Esposito*

Il Fatto Quotidiano, 5 agosto 2023

Ad ascoltare le proposte del Guardasigilli, Carlo Nordio, vien da credere che finora abbia vissuto altrove, magari su Marte. Prendiamo l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio. Lo scopo dichiarato dal governo è noto: evitare che questo reato, incutendo la “paura della firma” a sindaci e amministratori, paralizzi la Pa. Ma la Costituzione richiede a chi ricopre funzioni pubbliche “disciplina e onore” (art. 54) e ai pubblici uffici “trasparenza, buon andamento e imparzialità” (art. 97).

Malauguratamente in Italia non è affatto raro imbattersi in amministratori o pubblici funzionari che del precetto costituzionale non sanno cosa farsene e anzi, con dolo, per procurare vantaggio a se stessi o a chi è a loro vicino, trascurano di osservare leggi e regolamenti. Oggi questi soggetti, almeno alcuni di loro, potrebbero esimersi dal violare leggi e regole preoccupati di essere scoperti e incorrere nei rigori della legge. Domani, con la “riforma” Nordio, non più.

E non è vero che ogni atto amministrativo irregolare o illegittimo comporti automaticamente l’imputazione per abuso d’ufficio: occorre che il provvedimento sia stato preso con la precisa e inequivoca volontà di perseguire il tornaconto proprio o di persone vicine. L’abuso d’ufficio tutela soprattutto i comuni cittadini che, se vittime di abusi da politici o funzionari pubblici, possono presentarsi in una stazione dei Carabinieri o in un commissariato di Polizia e denunziare fatti e condotte che ritengono illegali e illecite. Se passerà la riforma Nordio, un cittadino economicamente male in arnese perderà la possibilità di rivolgersi alla giustizia ordinaria e e dovrà, se ve ne sono le condizioni, adire il magistrato amministrativo con costi notoriamente tutt’altro che lievi.

Si pensi ancora a chi svolge funzioni di consigliere di opposizione in un Comune o in un altro Ente territoriale: pur avendo elementi sufficienti per dimostrare che maggioranza e funzionari abbiano con dolo emesso atti in violazione di legge, non avrà alcuna possibilità di perseguire le condotte illecite e far disapplicare tali atti dal giudice penale, dovendosi limitare al più ad abbaiare alla luna il proprio motivato dissenso. Fino al 2001 gli atti degli Enti locali erano sottoposti al controllo del Coreco che ne verificava correttezza e legittimità. Ma anche quel controllo fu eliminato dal governo Berlusconi. Risultati: la crescita a dismisura della spesa pubblica e l’adozione indiscriminata di atti spesso illegittimi.

Però restava la possibilità che quegli atti illegittimi, se anche illeciti, potessero essere segnalati ai procuratori della Repubblica. Se verrà abrogato l’abuso d’ufficio anche questa residua possibilità verrà meno. Un ulteriore passo verso la sostanziale impunità per i soggetti che vanno a ricoprire cariche o funzioni pubbliche con l’intenzione di perseguire non già l’interesse pubblico, m il proprio o quello degli amici degli amici.

Si immagini un funzionario che rilascia volutamente un permesso a costruire a un familiare violando norme urbanistiche e paesaggistiche, o favorisce un parente assegnandogli un appalto che invece spetta ad altri: costui non dovrà più aver timori di alcun genere, perché non sarà più penalmente perseguito e in futuro potrà riprovarci.

Incalcolabili saranno i danni economici per lo Stato e, sostanzialmente, per i cittadini che pagano le tasse. Nessuna remora, nemmeno quella minima di incappare in qualche pm volenteroso e capace, potrà risparmiarci provvedimenti sciagurati, il più delle volte contrari all’interesse dell’Ente, ma di sicuro utili a favorire amministratori e funzionari corrotti e ad aumentare i costi della Pa. A questo punto una sola invocazione: San Sergio aiutaci tu!

*Avvocato