sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Walter Veltroni

Corriere della Sera, 22 ottobre 2023

Il vignettista aveva 83 anni. Da Tango alla direzione dell’Unità, era rimasto ancorato ai valori di giustizia sociale, inclusione e multiculturalismo

Sergio Staino che vedeva senza occhi, sempre fedele ai suoi sogni. Sergio Staino ci vedeva benissimo. I suoi occhi non funzionavano più, si erano progressivamente spenti. Ma lui vedeva. Caspita se vedeva. Anche se nell’ultima telefonata mi disse, senza apparente disperazione: “Ormai è finita, sono cieco”. Ma ciechi erano stati Omero, Milton, Saramago, Borges, Andrea Camilleri, Vittorio Foa, l’ultimo Monet. Come loro però vedeva le cose del mondo e le traduceva in immagini, parole, opinioni.

La forza lapidaria di una vignetta - Più intelligente dell’intelligenza artificiale, ascoltava da sua moglie Bruna, dai suoi figli, da qualche amico o compagno, racconti che lo interessavano e li decodificava restituendoli ai suoi lettori con la forza lapidaria di una vignetta e o di una battuta. All’inizio del suo lavoro Bobo, il suo personaggio, sembrava un Cipputi della sinistra, qualcuno che si preoccupava, eravamo ancora ai tempi del Pci, di evitare derive moderate. Un guardiano dell’ortodossia. Così sembrava, ma solo ai più superficiali. La verità è che Bobo, e Sergio, sono stati sempre due cose in un corpo solo, un corpo d’inchiostro. Erano ancorati ai valori fondamentali della sinistra - la giustizia sociale, i diritti, l’inclusione, il multiculturalismo - ma, al tempo stesso, erano tanto intelligenti da sapere che proprio quei valori, per essere inverati, non potevano essere chiusi in cassaforte, trasformati in artigianato da contemplare con nostalgia. Da questo punto di vista il Sergio Staino che ho conosciuto e amato ha svolto una grande funzione pedagogica nel cuore del popolo della sinistra.

La direzione de l’Unità nel segno del riformismo - Dai tempi di Tango, quando laicizzava il suo rapporto con il partito a cui apparteneva con orgoglio, fino alla sua direzione de l’Unità che avvenne nel segno del riformismo e del rifiuto della demagogia, del populismo, delle semplificazioni di un tempo che gli appariva spesso devastato dalla sua futilità. Ricordo Sergio negli ultimi anni, un bastone nella mano e gli occhi spenti. Ma lo ricordo capace di esserci sempre, a Scandicci od ovunque, per animare la sua vita e quella degli altri di una passione invincibile. Si è sempre mosso in verticale, seguendo e stimolando le evoluzioni della sinistra. Ma mai in orizzontale, cambiando direzione. Lui, che vedeva senza occhi, non ha mai smesso di essere fedele ai suoi sogni più antichi.