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di Rosalba Reggio

Il Sole 24 Ore, 20 aprile 2024

Non una bella storia di lavoro e riscatto, ma un sistema organizzato di creazione del valore che dal carcere di Bollate dà vita alla più grande realtà italiana di riabilitazione dei detenuti. I numeri lo confermano: più di ottocento lavoratori, di cui 350 al servizio dell’amministrazione penitenziaria e circa 500 impiegati direttamente o attraverso cooperative in imprese private. Una vera e propria comunità che rappresenta una forza lavoro di qualità all’interno e all’esterno del carcere.

“Il giorno dopo la partenza dei servizi di welcome call con i detenuti, la risposta ai questionari di soddisfazione dei clienti è stata altissima”, spiega Luca Spada, presidente di Eolo, società italiana di telecomunicazioni, principale datore di lavoro a Bollate, con 26 persone impiegate all’interno della casa di reclusione per l’assistenza telefonica, quattro addette al recupero crediti e due al servizio di controllo qualità. Un progetto nato dalla volontà di creare valore dentro il carcere e dare un’opportunità alle persone che vogliono riscattarsi. Il percorso è iniziato ad agosto del 2022 con qualche giorno di formazione che aveva l’obiettivo di preparare i detenuti a integrare il lavoro di un fornitore abituale di Eolo che opera da Tirana.

Poi la sorpresa. “Se i risultati degli altri call center esterni erano sufficienti, quelli dei ragazzi di Bollate dimostravano alta qualità, grande professionalità, attenzione al dettaglio e una passione rara in questo lavoro”. Risultati che hanno velocemente trasformato il contratto che da cinque persone è arrivato a comprenderne ventisei, portando alla sostituzione totale dell’operatore di Tirana. Un traguardo superato subito da nuovi progetti, come quello del controllo qualità, che ha previsto circa tre mesi di formazione e ha portato all’integrazione di altre due persone, una delle quali, raggiunta la fine pena, è stata assunta direttamente da Eolo. Ma il valore di questa esperienza è a doppio senso.

“I colleghi che sono entrati in carcere per la formazione ne sono usciti trasformati per l’esperienza umana e professionale. Esperienza che vogliamo ulteriormente allargare, attraverso iniziative che favoriscano il contatto tra le persone che lavorano in Eolo e le risorse all’interno del carcere di Bollate”. A gestire questo ed altri progetti è la Cooperativa “bee.4 altre menti”, prima in Italia per numero di detenuti al lavoro, con circa 130 persone impiegate su tre filiere: servizi telefonici alle imprese, controllo qualità e confezionamento, officina di rigenerazione di distributori automatici.

Tra i 35 contratti con imprese spicca anche quello di Sielte, system integrator con circa 4mila dipendenti che dal call center di Bollate offre un desk di servizi evoluti, con 25 addetti che raddoppieranno presto, un’officina che occupa un tecnico che si occupa di rigenerazione di modem e router e un altro tecnico che svolge lo stesso lavoro a Colico. “Dare un’occupazione a chi sta scontando una pena - spiega Salvatore Turrisi, presidente di Sielte - equivale a creare valore, conciliando business e sussidiarietà.

L’effetto sul business è evidente per la qualità del lavoro svolto. I detenuti hanno una motivazione altissima che garantisce risultati ben superiori alla media. Le esperienze fatte fino ad ora, poi, confermano l’enorme valore di questi progetti per la società: chi lavora torna difficilmente a delinquere e trova una duratura occasione di riscatto e integrazione”. Ma se il lavoro in carcere rappresenta un primo e graduale passo verso il recupero, quello svolto fuori dalle mura offre un’esperienza esterna che facilita il processo di autonomia da compiere prima della fine della pena. Il Programma 2121 rappresenta una best practice riconosciuta dalle Nazioni Unite. Si tratta infatti di una shared value partnership che unisce realtà istituzionali e soggetti privati.

“L’obiettivo, spiega Nadia Boschi, head of Sustainability Italia e Continental Europe di Lendlease, multinazionale che si occupa di sviluppo urbano e che è il motore trainante del progetto - è di mettere a fattor comune le proprie risorse per un obiettivo condiviso: creare valore ambientale e sociale nel territorio. Per questo, quando abbiamo vinto la gara per sviluppare l’area Expo, abbiamo pensato a un progetto che riguardasse il vicino carcere di Bollate.

Nei bandi di appalto per i lavori abbiamo previsto una clausola sociale premiante che impegna i vincitori ad attivare tirocini lavorativi retribuiti ai detenuti”. L’iniziativa ha coinvolto 32 imprese, attivato 50 tirocini, di cui 18 già trasformati in contratti di lavoro.