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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 22 settembre 2022

Basta all’approccio emergenziale sul tema immigrazione!”. Mancano tre giorni alle elezioni politiche e sono due i temi impopolari, ma fondamentali per uno Stato civile e di diritto, che non sono funzionali al consenso elettorale: la questione carcere e quello dell’immigrazione.

Sulle pagine de Il Dubbio sono state riportate le varie proposte sull’esecuzione penale dove il dramma dei suicidi (siamo giunti a quota 62 dall’inizio dell’anno) va di pari passo al sovraffollamento, mancanza dell’affettività e poca attenzione al carcere come extrema ratio. Ora è la volta degli immigrati. Il Tavolo Asilo e Immigrazione, che rappresenta la principale coalizione nazionale di associazioni del Terzo Settore impegnate in questo ambito, presenta ai partiti impegnati nella campagna elettorale un documento in sette punti per affrontare le questioni più urgenti e superare la “rappresentazione distorta del mondo dell’immigrazione”.

Il documento affronta il tema in maniera articolata, partendo dalla premessa che le politiche sull’immigrazione e il diritto d’asilo sono state, almeno negli ultimi venti anni, frutto di numerosi interventi, volti quasi tutti a ridurre lo spazio dei diritti delle persone di origine straniera.

Secondo il Tavolo, questa tendenza, con poche eccezioni, ha accentuato la condizione di precarietà degli stranieri e la loro ricattabilità, fino a determinare pesanti forme di discriminazione. Dal 2011 ad oggi il discorso pubblico sull’immigrazione si è sempre più polarizzato, sviluppandosi principalmente intorno al binomio “migrazione- sicurezza” e adottando un approccio emergenziale anziché strutturale e progressivamente concentrato sull’accesso al diritto d’asilo e sull’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati.

“Inoltre - si legge nel documento rivolto ai partiti politici -, nonostante i numeri testimonino la netta prevalenza, nel nostro paese, di migranti con permesso di soggiorno per motivi di lavoro o familiari (quest’ultimo titolo di soggiorno legato in prevalenza ad un familiare in possesso dei requisiti per soggiornare regolarmente) o nati in Italia, il dibattito politico e culturale si è concentrato in questi ultimi anni quasi esclusivamente sulla gestione delle frontiere e sull’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati, con toni spesso allarmistici quando non del tutto fuorvianti”.

Ciò ha amplificato nell’opinione pubblica l’idea che l’Italia sia un paese in prima linea nella gestione dei flussi migratori in Europa, anche a causa del continuo ricorso, da parte di media e rappresentanti politici, a semplificazioni, luoghi comuni o palesi strumentalizzazioni. In realtà, oltre al dato che vede i richiedenti asilo e rifugiati come una piccola minoranza (circa il 10 per cento) dei migranti presenti in Italia, va tenuto conto del fatto che, a livello globale, l’Europa è una delle aree meno investite dai flussi di immigrazione forzata, e all’interno dell’Ue, il nostro Paese è ben al di sotto della media per domande d’asilo e rifugiati. “Questa rappresentazione distorta del mondo dell’immigrazione impedisce ancora oggi di affrontare le questioni che riguardano l’ingresso e il soggiorno delle persone di origine straniera con misure efficaci e realmente rispettose della loro dignità”, osserva il Tavolo con forza.

Sette i temi principali in cui si articola il documento. Parte dal rapporto tra stranieri e Pubblica Amministrazione, il quale - secondo il Tavolo - risente del ruolo sproporzionato attribuito al ministero dell’Interno, e in particolare alle sue articolazioni territoriali come Prefetture e Questure, cui è necessario rivolgersi per ogni esigenza legata a rilasci e rinnovi dei titoli di soggiorno anche dopo anni di regolare presenza sul territorio. Ferma restando la necessità per il Viminale di effettuare i controlli in materia di sicurezza, si propone che in materia di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno si trasferiscano le competenze, e le relative risorse, dalle questure agli enti locali, consentendo una relazione di prossimità con la pubblica amministrazione e alleggerendo in questo modo il carico del personale prefettizio e di polizia. Altro tema è l’accesso in Italia per motivi di lavoro che, di fatto, è impedito dall’attuale legislazione: prevede meccanismi irrealizzabili di incontro tra domanda e offerta di manodopera, in cui il lavoratore dovrebbe essere assunto all'estero, senza aver mai incontrato di persona il potenziale datore di lavoro.

Per questo le associazioni del Tavolo propongono di modificare la norma che regola l’ingresso in Italia di persone straniere, secondo quanto previsto dalla proposta di legge di iniziativa popolare Ero Straniero, prevedendo quindi un nuovo meccanismo di incontro tra domanda e offerta di lavoro, la reintroduzione della figura dello sponsor e un meccanismo di regolarizzazione permanente su base individuale nei casi in cui le persone siano presenti sul territorio nazionale a qualsiasi titolo e possano dimostrare di aver ricevuto una proposta di lavoro regolare o il buon esito del percorso di integrazione.

Altro punto spinoso è l’accesso alla procedura di protezione internazionale e gestione delle frontiere esterne e interne all’Unione europea. Il diritto d’asilo è diventato, per volontà dei governi e non delle persone migranti, ormai l’unica via d’accesso agli Stati Membri dell’Ue. “È necessario rendere pienamente effettivo questo diritto, impedendo ogni tentativo sia di delegare ai paesi terzi l’esame delle richieste di protezione e l’accoglienza dei richiedenti, sia di rendere l’accesso alla procedura di protezione nel nostro paese sempre più difficile, sommario e privo di garanzie fondamentali, anche tramite l’identificazione di cosiddetti “paesi sicuri”, nozione che riteniamo del tutto illegittima”, propone il Tavolo.

L’altro tema riguarda una riforma del sistema d’accoglienza per richiedenti asilo e titolari di protezione che vada nella direzione del documento presentato dal TAI nel giugno del 2022. I due elementi principali sono la necessità di andare speditamente verso un sistema unitario basato sul SAI, superando la frammentazione e la differenza di servizi erogati, e superare la precarietà del modello “a progetto”, inserendo l’accoglienza nella rete dei servizi stabilmente erogati dal sistema di welfare locale. Il Tavolo Asilo e immigrazione ritiene, inoltre, necessario “procedere a una riforma dell’Unar (Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali), introducendo finalmente il principio di autonomia previsto dalla Direttiva europea come per tutti gli altri uffici di garanzia previsti dalla legge”.

Altro tema degno di nota è quello che riguarda la privazione della libertà attraverso la cosiddetta detenzione amministrativa nei Centri di permanenza e rimpatrio (Cpr). Il Tavolo Asilo e immigrazione ritiene che sia necessario chiudere i Cpr, “anche in considerazione della grave violazione del principio di uguaglianza introdotto con questa misura, che lede il principio dell’habeas corpus, e implementare misure alternative alla detenzione”. Inoltre, prosegue il Tavolo, “è necessario rivedere profondamente la normativa sulle espulsioni, limitando il ricorso a tale provvedimento e garantendo che siano sempre sottoposti al Parlamento gli accordi di riammissione con i paesi terzi”.