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di Salvo Palazzolo

La Repubblica, 16 agosto 2023

Caduto nel vuoto l’appello per rafforzare la sanità penitenziaria: “Troppe poche risorse”. “Nelle carceri, l’estate è sempre un disastro”, dice Giorgio Bisagna, l’avvocato palermitano che presiede Antigone Sicilia: “Non solo per il caldo terrificante, ma anche per la sospensione delle attività”.

Com’è possibile?

“Il personale va in ferie, anche i volontari sono spesso in vacanza. I detenuti invece no, e devono fare a meno delle attività scolastiche e di tutti quei progetti che rendono migliore la permanenza dietro le sbarre”.

Continuano ad arrivare notizie di suicidi dalle carceri. Perché non si riesce a fermare questo drammatico stillicidio?

“Non abbiamo mai smesso di denunciare che dietro le sbarre si vive una situazione di disagio. Le brutte notizie continueranno ad arrivare se non si rafforzeranno le squadre di medici e psichiatri: gli operatori sono bravi e preparati, ma troppo spesso non riescono a far fronte a tutti i casi che vengono loro affidati”.

La sanità penitenziaria dipende dalle aziende sanitarie locali...

“Dopo l’ennesimo caso e l’ennesimo appello, il presidente della Regione Renato Schifani aveva fatto un’accorata dichiarazione promettendo più finanziamenti su questo fronte. Ma, al momento, le Asp hanno fatto ben poco. Continuano a mancare medici e psichiatri, ci vorrebbero nuovi concorsi”.

Sembra caduto nel vuoto anche l’appello a realizzare altre residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezze. Perché?

“Non ci si rende conto della gravità della situazione. Siamo di fronte a casi di assoluta illegalità: ci sono detenuti dichiarati dai giudici del tutto incapaci di intendere e di volere, non potrebbero proprio stare dietro le sbarre. E, invece, accade anche questo. Con ricadute pesanti sulla vita dei penitenziari: delle persone che stanno male devono occuparsi i compagni di cella, poi gli agenti della polizia penitenziaria, e poi medici che spesso non ci sono. Dunque, a fronte di questa situazione, la politica non faccia finta di indignarsi dopo l’ennesimo suicidio in carcere, sarà l’ennesimo suicidio annunciato”.

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, propone di utilizzare le caserme dismesse per risolvere il problema del sovraffollamento. Cosa ne pensa?

“È una proposta del tutto inadeguata per far fronte a un problema ormai cronico. La soluzione non è mettere più gente in carcere, ma lavorare per un’applicazione migliore delle misure alternative al carcere. In un’ottica della finalità rieducativa della pena, bisognerebbe anche cambiare la gestione degli arresti domiciliari, attivando pure per questa forma di detenzione i servizi sociali e le attività di risocializzazione che vengono fatte per chi sta dietro le sbarre”.

Quali progetti ha Antigone Sicilia?

“Continueremo le visite nei 23 penitenziari dell’Isola, per monitorare in presa diretta cosa accade. E non smetteremo di raccogliere le segnalazioni dei detenuti e dei loro familiari. È necessario che la politica e la società civile prendano sempre più coscienza che l’universo carcere non può essere un ghetto, ma fa parte della nostra comunità”.