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di Chiara Daina

Corriere della Sera, 16 gennaio 2024

In Sicilia il progetto scelto dalla Fondazione “Con i bambini” ha toccato 8 istituti. Spazi e sportelli ad hoc. Continuare - a volte persino imparare - a essere genitori dietro le sbarre. Grazie a sportelli settimanali di sostegno alla genitorialità in carcere e alla riqualificazione o realizzazione ex novo di parchi giochi all’interno degli istituti penitenziari dove i figli possono incontrare i padri detenuti e distrarsi nelle attese prima dei colloqui con il genitore, riducendo l’impatto traumatico di quel posto difficile.

Il tutto è stato possibile con il progetto “Giocare per diritto” del comitato siciliano dell’associazione Unione italiana sport per tutti, selezionato dall’impresa sociale “Con i bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Il progetto è durato poco più di due anni, fino a novembre 2023, con l’obiettivo di restituire il diritto a essere genitori durante la pena. Sono state coinvolte 8 case circondariali dell’isola: quella di Palermo, Enna, Trapani, Catania, Giarre, Messina, Agrigento e Ragusa.

Oltre all’allestimento di spazi con tappeti di erba sintetica, altalene, scivoli, calcio balilla, casette in legno, libri, palloni e giochi di società e al supporto di psicologi per la genitorialità, sono stati organizzati: tornei sportivi, attività ludiche e laboratori creativi (per il riuso di materiali riciclabili per esempio) sia dentro il carcere, per i figli dei detenuti, sia fuori, anche nelle scuole, per bambini e adolescenti che vivono nei quartieri disagiati; gruppi psicoeducativi rivolti a familiari di questi ultimi; seminari online aperti a tutti sull’intelligenza emotiva, i maltrattamenti sui minori e la vita in carcere e altri riservati ai detenuti sempre sulla gestione delle emozioni.

“È successo che alcuni bambini figli di padri detenuti per la prima volta varcassero la soglia del carcere per riabbracciare il genitore, perché il gioco unisce e attutisce l’angoscia. A marzo verranno presentate alla Regione le attività del progetto, che ci auguriamo possa proseguire con nuovi fondi e sia esteso ad altri istituti di pena italiani, magari in collaborazione con il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria” dichiara Vincenzo Sapienza, direttore di “Giocare per diritto”.

Le emozioni - L’educazione psicoaffettiva è uno strumento di crescita indispensabile. “Essere genitori significa fare i conti con le proprie emozioni e quelle dei figli, non reprimerle quindi ma affrontarle - spiega Antonella D’amico, docente di psicologia all’università di Palermo e responsabile scientifica dei seminari formativi - affinché non diventino distruttive per sé e gli altri, e raccontare sempre la verità ai bambini. Molto spesso i padri detenuti preferiscono tenere nascosto ai figli dove si trovano o non farli venire ai colloqui per evitare di peggiorare il loro stato d’animo. Ma è un atteggiamento protettivo sbagliato, perché nel bambino scaturisce un senso di abbandono e di colpa e vivrà quell’assenza con paura e ansia. Ammettere i propri errori e responsabilità è inoltre educativo nei suoi confronti. E se l’incontro avviene in un’area accogliente, con dei giochi, l’istituzione penitenziaria verrà vissuta come un’alleata e un luogo che si prende cura del genitore e del bambino”.