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di Salvo Palazzolo

La Repubblica, 4 giugno 2023

Un detenuto gelese si proclamava innocente, un russo condannato all’ergastolo chiedeva di tornare nel suo paese. I pm di Siracusa stanno ricostruendo cosa è avvenuto in carcere e quali notizie non sono state fornite in tempo ai vertici del Dap. A Trapani, un giovane tenta di impiccarsi, salvato dagli agenti penitenziari.

“È necessaria una completa informazione su queste situazioni”, ha detto nei giorni scorsi il garante per i detenuti Mauro Palma dopo la notizia della morte di due uomini che avevano fatto un lungo sciopero della fame. Una protesta durata 46 e 59 giorni, ma nessuno se n’era accorto fuori le mura del carcere di Augusta. Perché le notizie che arrivavano dalla struttura penitenziaria erano parecchio frammentarie. Ecco cosa ha scoperto Repubblica.

Davide Liborio Zarba, 42 anni, detenuto per violenza privata nel carcere di Augusta, fine pena aprile 2029, aveva iniziato lo sciopero della fame il 20 agosto dell’anno scorso, perché si proclamava innocente. Ma la sua protesta venne annotata nel sistema informatico dei cosiddetti eventi critici solo due giorni dopo. E non sappiamo per quanto andò avanti, non sappiamo quali conseguenze fisiche e psicologiche ebbe sul detenuto. Nel registro degli eventi critici del Dap, il dipartimento delle carceri, non c’è alcuna annotazione.

Il 27 febbraio, Davide Liborio Zarba tornò a protestare, iniziando un nuovo sciopero della fame. Ma la notizia venne registrata solo il primo marzo. E poi, giorno dopo giorno, venne segnato solo il peso del detenuto. Senza alcun allarme particolare. Il 24 aprile, Zarba venne trasferito in ospedale. Due giorni dopo, morì.

Victor Pereshchako, 52 anni, protestava invece perché chiedeva di scontare l’ergastolo nel suo paese, la Russia. La prima segnalazione del suo sciopero della fame è dell’8 marzo 2023, all’epoca il detenuto si trovava nel carcere di Catanzaro. Anche in questo caso, non sappiamo come andò avanti la protesta.

Per certo, il 25 marzo, Pereshchako viene trasferito ad Augusta. Il giorno dopo, la direzione del carcere annota l’inizio di un altro sciopero della fame. Che prosegue fino al 27 aprile, quando poi viene deciso un trasferimento in ospedale. Il 9 maggio, avviene il decesso. Un’altra morte senza che sia scattata una comunicazione particolare, un alert tale da mobilitare il provveditorato regionale o il magistrato di sorveglianza, o il garante dei detenuti. C’è anzi il sospetto che alcune comunicazioni importanti, come quelle sul peso dei detenuti, siano state annotate nel registro degli eventi critici solo dopo il decesso. Sulla gestione dei due eventi c’è adesso un’inchiesta della procura di Siracusa diretta da Sabrina Gambino: i magistrati stanno ricostruendo con precisione cosa sia avvenuto nel carcere di Augusta e quali comunicazioni siano state fatte al Dap.

“È necessaria una completa informazione su queste situazioni”, ha ribadito il garante per i detenuti Mauro Palma: “Un’informazione che deve fluire dagli istituti penitenziari all’amministrazione regionale e centrale, affinché le situazioni problematiche possano essere affrontate con assoluta attenzione”. Un richiamo che ha già avuto un effetto, il capo del Dap ha disposto che scatti un alert particolare per gli scioperi della fame che proseguono per un certo numero di giorni. “Le due proteste di Augusta non erano state invece segnalate al Garante”, ha denunciato Daniela De Robert, che fa parte del collegio del Garante dei diritti dei detenuti. Un silenzio istituzionale. Il primo febbraio, il senatore del Pd Antonio Nicita aveva presentato un’interrogazione al ministro della Giustizia sulle gravi carenze che soffocano le carceri di Augusta, Noto e Siracusa. “La risposta del sottosegretario, fu del tutto insoddisfacente”, ha detto Nicita.

Insomma, non è possibile che i riflettori si siano accesi solo per il caso Cospito. Ogni giorno, in tutta Italia, ci sono diversi detenuti che fanno lo sciopero della fame. “Casi che teniamo sotto controllo - fanno sapere dall’Ufficio del Garante. Ma per i due detenuti deceduti abbiamo saputo che avevano iniziato la protesta e poi del ricovero e della morte. In mezzo c’è il vuoto. E, invece, è fondamentale intervenire in questi casi”. Lo sciopero della fame è un modo per sollevare l’attenzione, molto spesso per questioni che sono risolvibili, altre per motivazioni più complesse. Come è avvenuto per i due detenuti morti.

“Ma una maggiore condivisione della loro situazione e l’attivazione delle istituzioni che possono interfacciarsi con i reclusi avrebbe segnato la differenza - ribadiscono all’Ufficio del Garante - a volte anche una visita o il colloquio con uno psicologo possono essere importanti”. Un modo per far sentire la vicinanza al detenuto. Invece, Davide Liborio Zarba e Victor Pereshchako sono morti da soli nelle loro celle. E il disagio all’interno delle carceri prosegue. A Trapani, la polizia penitenziaria ha sventato il suicidio di un detenuto. “Nonostante la pesante carenza di personale - dice Gioacchino Veneziano, segretario della UilPa polizia penitenziaria - da due anni manca anche il direttore”.