sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Francesco Patanè

La Repubblica, 13 maggio 2023

“Serve un’assoluta trasparenza nella comunicazione e la massima attenzione al tema dei diritti dei detenuti”. Santi Consolo si è insediato solo ieri mattina nel suo ufficio di garante per i diritti fondamentali dei detenuti della Regione Siciliana e per il loro reinserimento sociale, dopo essere stato nominato dal presidente Renato Schifani per i prossimi sette anni. Settantatré anni palermitano, è stato capo del Dipartimento amministrazione penitenziaria e procuratore generale presso le corti d’Appello di Caltanissetta e Catanzaro.

Due detenuti morti ad Augusta per sciopero della fame, nel silenzio totale. Come può accadere?

“Nell’amministrazione penitenziaria ci sono circolari e direttive che prevedono la comunicazione tempestiva di ogni evento critico. Lo stesso raccordo dovrebbe esserci anche con il servizio sanitario per assicurare ricoveri immediati e scongiurare tragedie come quelle purtroppo accadute ad Augusta”.

Nello stesso penitenziario l’ultima indagine della procura di Catania racconta di telefoni e droga fatta entrare in carcere. Comunicavano tutti ad Augusta, tranne chi chiedeva disperatamente di essere ascoltato?

“Ad Augusta non c’è un garante comunale come a breve sarà nominato a Palermo. Anche questa è una carenza perché questa figura, con le sue doverose visite periodiche nell’istituto penitenziario, avrebbe potuto segnalare l’evento critico. Sarà utile capire quanti detenuti hanno partecipato allo sciopero della fame e per quanto tempo. Nessuno ha avuto sentore di quanto oggi denunciamo. Possibile che nemmeno un familiare delle due vittime abbia cercato di far conoscere all’esterno quanto stava accadendo? Quanto ai sequestri di telefonini e droga, il fenomeno non è circoscritto solo ad Augusta e sui correttivi la risposta è molto articolata. Basterebbe partire dal concetto che un telefono in carcere non è un problema, basta intercettarlo”.

Il garante nazionale nel caso di Augusta invoca maggiore trasparenza comunicativa, lei che ne pensa?

“Sulla trasparenza sono completamente d’accordo. Da capo del Dap ho istituito un gruppo che si occupava proprio di questo e quotidianamente mi informava degli aggiornamenti su quanto accadeva in tutti i 193 istituti penitenziari italiani. Gli strumenti ci sono, vanno usati al meglio. Certo, è chiaro che ad Augusta c’è stato un difetto di comunicazione. Lunedì sarò lì per comprendere meglio la situazione con la magistrata di sorveglianza di Siracusa Monica Marchionni. Sarà il mio primo atto da garante”.

Carenza di personale e di progetti di rieducazione. Il mondo delle carceri siciliane rischia di esplodere?

“Amo troppo la mia terra e farò quanto in mio potere per evitare che ciò accada. Confido nella collaborazione di tutti, appartenenti all’amministrazione penitenziaria e alle istituzioni regionali, per un significativo cambiamento che, anche nelle carceri, testimoni civiltà e progresso. Fortunatamente non viviamo l’emergenza sovraffollamento come in altre regioni, in compenso c’è il dossier Lampedusa da affrontare con la situazione dell’hotspot”.

Negli istituti penali minorili lo scenario non cambia. Al Malaspina di Palermo ci sono state due aggressioni in una settimana e alcuni ragazzi si sono feriti con le lamette. Come si ferma la deriva?

“Sul Malaspina ho in programma una visita quanto prima. Nella mia carriera non ho mai affrontato le tematiche degli istituti minorili. Di una cosa però sono convinto: al centro deve esserci la tutela dei diritti dei giovani detenuti e gli strumenti per il loro reinserimento sociale”.