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di Agostino Laudani

focusicilia.it, 9 giugno 2023

Da Augusta a Palermo, 23 strutture e problemi di sovraffollamento, carenze di agenti di polizia penitenziaria, episodi di autolesionismo, casi psichiatrici. Il presidente di Antigone Sicilia, Bisagna: “Chi sconta la pena deve farlo in maniera almeno minimamente dignitosa, nel rispetto dei diritti umani”.

Il carcere di Augusta ha 350 posti, ma i detenuti sono 484 e 120 di loro sono in cura psichiatrica. Gli agenti di polizia penitenziaria previsti dall’organico dovrebbero essere 251, ma ce ne sono 182, di cui 19 in malattia. Tra turni e permessi, si riducono a circa 120. Sovraffollamento e carenza di personale sono solo alcune delle criticità riscontrate nelle strutture siciliane. Quella di Augusta è l’ultima visitata in ordine di tempo, proprio martedì scorso, dall’Osservatorio Antigone, un organismo che monitora periodicamente gli istituti penitenziari italiani per verificare le condizioni in cui vivono i detenuti. Augusta è una struttura abbastanza moderna, sorta nel 1987, ma alcune ale sono totalmente inagibili. Qui, “quattro detenuti sono in sciopero della fame - racconta Giorgio Bisagna, avvocato e presidente di Antigone Sicilia - due sono deceduti proprio a causa di scioperi della fame, ci sono stati 37 casi di autolesionismo e tre tentati suicidi, 74 aggressioni a personale di polizia penitenziaria nell’anno precedente, più di cento tossicodipendenti, 120 detenuti hanno diagnosi psichiatriche e sono in trattamento farmacologico”.

I tassi di sovraffollamento medio nelle carceri siciliane non sono paragonabili a quelli di Milano San Vittore, Varese o Lucca dove si toccano punte di occupazione delle celle del 190 per cento, quasi il doppio del possibile. Anzi, nelle 23 carceri dell’Isola, secondo i dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) del ministero della Giustizia, ci sarebbero al 31 maggio persino 146 posti non utilizzati. Però, c’è un paradosso: da una parte alcune strutture operano oltre i limiti della capienza regolamentare, come il Pagliarelli di Palermo con 140 detenuti in più del previsto o Siracusa con 73 in più. Dall’altra parte carceri come quello di Barcellona Pozzo di Gotto, che di posti liberi ne ha ben 203. Come possa succedere, “neanche a noi è chiaro - ammette Bisagna - è il Dap che decide i trasferimenti” e nel caso di Barcellona “si tratta di un ex Opg (Ospedale psichiatrico-giudiziario), oggi specializzato nel trattamento di detenuti con problemi psichiatrici, quindi non potrebbe andarci chiunque”. Di contro, però, “il numero di soggetti che ci sono nelle carceri con disagio psichiatrico è enorme, da fare paura”, dice il presidente di Antigone.

Tanti detenuti in pochi spazi non sono certamente l’unico parametro con cui si può valutare la qualità della detenzione e l’Osservatorio Antigone esegue continuamente monitoraggi delle strutture italiane, con visite che nel corso del 2022 hanno toccato dieci istituti in Sicilia. Si tratta di una fotografia parziale della realtà, ma che offre uno spaccato significativo delle condizioni strutturali e dei servizi disponibili per quanto riguarda Palermo (Pagliarelli, Lorusso e Ucciardone), Augusta, Catania (Piazza Lanza e Bicocca), Barcellona Pozzo di Gotto, Enna, Messina e Giarre. Così, si scopre che su dieci strutture visitate, quattro sono state realizzate tra il 1900 e il 1950 o addirittura prima del 1900. Nel 40 per cento dei casi, le celle non sono riscaldate o il riscaldamento non è funzionante e nel 60 per cento non c’è una doccia all’interno. La metà delle strutture non dispone di un campo sportivo accessibile e in otto su dieci non c’è un’area verde per i colloqui nei mesi estivi.

Nelle dieci strutture prese in esame da Antigone, la Polizia penitenziaria copre l’85 per cento delle necessità previste dalle dotazioni organiche e gli educatori coprono il 91 per cento delle esigenze. Anche per questo, il nove giugno, il Sinappe (sindacato di Polizia penitenziaria), manifesterà davanti alle strutture per evidenziare i rischi che corrono giornalmente gli operatori e protestare contro i tagli agli organici e agli stanziamenti. Anche il fattore salute, come emerso nell’esempio di Augusta, è determinante: tra i detenuti, la percentuale di diagnosi psichiatriche gravi supera il 4,3 per cento ma nel 70 per cento delle strutture non ci sono articolazioni per la salute mentale, mentre su cento presenti si trovano quasi 18 tossicodipendenti in trattamento, la media degli episodi di autolesionismo supera il 12 per cento e i tentati suicidi arrivano al 2,9 per cento. Le aggressioni ai detenuti sfiorano il sette per cento. Nel 40 per cento delle strutture non sono attivi programmi di lavoro di pubblica utilità, un detenuto su quattro lavora in carcere e ancora un detenuto su quattro è coinvolto in corsi di formazione scolastica.

Le donne rappresentano il 40 per cento della popolazione carceraria presa in esame in cinque strutture visitate da Antigone. Gli istituti (Pagliarelli e Lorusso di Palermo, Catania Piazza Lanza, Messina e Barcellona Pozzo di Gotto) nel 60 per cento dispongono di servizi medici di ostetricia e di ginecologia. Una donna detenuta ogni quattro lavora per il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, una ogni quattro segue corsi scolastici, una ogni dieci segue corsi di formazione professionale, 15 su cento sono in isolamento disciplinare e 70 su cento sono state protagoniste di episodi di autolesionismo. Il panorama delle criticità potrebbe continuare ancora e Bisagna assicura che nel corso dell’anno si cercherà di passare in rassegna tutte e 23 le strutture dell’Isola, così da avere un quadro completo delle complicate condizioni della detenzione. “Bisogna lavorare per far sì che ci sia meno gente possibile che sconti la pena in carcere, ma chi la sconta deve farlo in maniera almeno minimamente dignitosa, rispettosa di un minimo di diritti umani. Nella stragrande maggioranza delle carceri, ciò non accade. Questo è un dato di fatto”, è l’amara conclusione del presidente di Antigone Sicilia.