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di Giuliano Foschini

La Repubblica, 19 novembre 2023

Sindacati, magistrati, avvocati bocciano le nuove norme: “Il risultato sarà solo un ulteriore affollamento delle carceri”. Allarme per il rischio di proliferazione delle armi in circolazione. Si potrà finire in manette per un blocco stradale, e così potranno arrestare i ragazzi di Ultima generazione ma anche i lavoratori in corteo che protestano per la chiusura di una fabbrica. Metteranno sul mercato potenzialmente 300mila nuove armi, visto che tutti gli agenti di polizia giudiziaria potranno comprarne, senza porto d’armi, una nuova.

Finiranno in galera le donne incinta e i bambini da 1 a 3 anni: sono un centinaio all’anno, non di più, ma i titoli in 24 ore sono stati già più del doppio. Si punirà chi “protesta pacificamente” nelle carceri e si metterà fine alle occupazioni abusive. Quasi tutte, però: per come è scritta la norma Casa Pound potrà stare tranquilla. Il nuovo ddl sicurezza, per come è uscito venerdì dal consiglio dei ministri, è “un’accozzaglia ideologica per ridurre lo spazio di dialettica democratica”. “Un compendio da stato delle Filippine”, “un complesso di misure inutili, di propaganda, che producono carcere ma non sicurezza”, “perché aumentare i reati non è mai servito ad averne meno sulla strada”. E che anzi, visto l’aumento esponenziale di armi che saranno in circolazione, “rischia di produrre ulteriore violenza” dicono - giusto per citare alcune delle reazioni che Repubblica ha raccolto pubblicamente e privatamente - magistrati, avvocati, sindacalisti ed esperti dei singoli dossier.

I blocchi stradali - Il nuovo ddl punisce con la “reclusione da 6 mesi a tre anni”, invece che con la vecchia sanzione amministrativa che andava da mille a quattromila euro, chi compie un blocco stradale. Perché la norma venga applicata è necessario che la manifestazione debba essere promossa da più persone, risulti particolarmente offensiva e allarmante e risulti organizzata preventivamente. È stata pensato, si è detto, per gli attivisti di Ultima generazione che nel 2023 hanno effettuato una dozzina di blocchi in tutta Italia. Ma ci sono due problemi, anzi tre. Il primo: come per il decreto rave, le statistiche dicono che non ce ne fosse alcun bisogno. “Salvo che - ragiona il segretario Michele de Palma della Fiom - non si volesse colpire altro. Chi? Noi, per esempio: ci capita di organizzare delle manifestazioni all’improvviso, magari per una chiusura di una fabbrica. E bloccare una strada. Che fanno ci arrestano? Mi sembra una norma ideologica di chi ha paura di una dialettica democratica”. Anche perché una legge per “punire” Ultima generazione esisteva già: l’aveva approvata Salvini nel 2018 e punisce da uno o sei anni proprio chi ostruisce il traffico con oggetti: uno striscione, per esempio.

Il carcere - Un pacchetto di norme è dedicato al carcere. Due le novità principali: possono finire in galera le donne in gravidanza e con i bambini da 1 a 3 anni. Vengono poi creati specifici reati per le sommosse in carcere, anche pacifiche. “Sono due errori che arrivano dallo stesso percorso ideologico” ragiona l’ex garante dei detenuti, Mauro Palma. “Perché con queste leggi si produrrà carcere e non sicurezza. Con le donne si dà una risposta a pochissimi casi, che fanno molto rumore mediatico. Costringendo però troppi bambini a finire dietro le sbarre con le loro madri, senza prima avere investito sulle strutture. E contemporaneamente si usa il pugno duro non contro le aggressioni del personale, come pure invece sarebbe giusto. Ma per esempio contro chi protesta pacificamente: sono pronto a scommettere che gli episodi di tensione ora aumenteranno”. D’altronde anche i sindacati penitenziari non hanno brindato. Anzi: “Introducendo nuovi reati e inasprendo le pene si finisce per affollare ancora di più le carceri” dice Gennarino de Fazio della Uil. “Questo mese ci sono 70mila detenuti a fronte di 51mila posti. Serviva investire sulla prevenzione”.

Le armi - Ed è proprio la prevenzione a essere uno dei temi che allarma di più chi si occupa di armi nel nostro Paese. Il ddl prevede che tutte le forze di Polizia potranno avere una nuova arma, per usarla fuori dal servizio in caso di necessità, oltre alla pistola di ordinanza: ufficialmente è motivato per una questione di comodità, la Beretta in dotazione è poco maneggevole quando non si è in divisa. “Ma si scherza con il fuoco” dice Giorgio Beretta, analista del commercio di armi comuni. Segnalando come le statistiche sui reati andavano in senso opposto. “Non c’è alcuna effettiva necessità, lo si fa per assecondare una richiesta di alcuni sindacati di polizia di destra mettendo in giro nel paese potenzialmente 300mila nuove armi a fronte delle poche migliaia oggi in dotazione a ufficiali e magistrati, per motivi di legittima difesa. Il decreto non prevede controlli medici e nemmeno misure di controllo psicologico”. “Temo” gli fa eco Luca di Bartolomei, figlio di Agostino, e da anni impegnato contro la diffusione delle pistole. “Le statistiche parlano chiaro purtroppo: il numero di suicidi nelle forze dell’ordine e più del doppio della media, proprio per via delle armi. Con questa norma i numeri non potranno che salire”.

Le occupazioni - Un’ulteriore norma riguarda l’inasprimento delle pene per chi occupa un immobile abusivamente. Con la possibilità di recupero immediato da parte del legittimo proprietario o assegnatario. “Ma Casa Pound può stare serena” dice, ironicamente, il deputato dei Verdi, Angelo Bonelli. “I loro amici al Governo non hanno fatto alcuno scherzo: per come è scritta la norma sembra che non si potrà utilizzare per la loro sede di Roma, di proprietà della collettività, che occupano senza diritto da troppi anni”.