di David Busato
www.i-siena.it, 26 febbraio 2015
Il problema annoso del sovraffollamento carcerario a Siena non esiste. Il dato era già venuto fuori durante la recente intervista audio di i Siena a Giulia Simi dopo la sua visita alla casa circondariale di Santo Spirito. Sergio La Montagna, 45 anni, è entrato nell'Amministrazione Penitenziaria nel settembre del 1997 e ha iniziato la mia carriera come vice-direttore nella Casa Circondariale di Novara, istituto di massima sicurezza che ospita tutt'oggi detenuti sottoposti al regime 41-bis e che all'epoca conteneva detenuti politici (i cd. irriducibili delle Br e gli anarchico insurrezionalisti). Successivamente ha ricoperto l'incarico di vice direttore prima e Direttore poi presso la Casa Circondariale di Ariano Irpino (Av), un istituto di media sicurezza con una sezione di detenuti alta sicurezza e una per collaboratori di giustizia. Da poco più di due anni è Direttore della Casa Circondariale di Siena.
1) Il Carcere Santo Spirito di Siena. Dati.
La Casa Circondariale di Siena ha una capienza massima di poco più di 80 detenuti. È un piccolo Istituto di media sicurezza destinato ad accogliere soggetti con fine pena non elevato. Vi operano poco meno di 40 unità di Polizia Penitenziaria (che risultano insufficienti rispetto alle esigenze di servizio), 4 unità di personale amministrativo (anch'esse insufficienti), medici, infermieri, uno psicologo e un cappellano che garantisce l'assistenza spirituale ai detenuti.
2) Situazione carceraria in Italia ed a Siena. Ci sono delle differenze?
In linea di massima, salvo rare eccezioni, gli istituti di pena risentono delle criticità che investono l'universo penitenziario e che si sono acuite con la crisi economica che affligge il nostro Paese da qualche anno. La Casa Circondariale di Siena presenta evidenti carenze strutturali, logistiche e, come già accennato, di organico. Nondimeno, grazie all'impegno e alla professionalità dei suoi operatori, si riescono a conseguire importanti risultati. Il contributo di decine di volontari consente, infatti, la realizzazione di numerose iniziative di carattere trattamentale e riabilitativo, in linea con i principi costituzionali che attribuiscono alla pena una finalità rieducativa.
Nello scorso anno, infatti, oltre alle attività del laboratorio teatrale, che hanno riscosso un notevole successo di pubblico e di critica, diverse progettualità hanno trovato attuazione. Tra queste, degna di menzione è sicuramente l'inaugurazione della nuova biblioteca che fa parte della Rete Documentaria Senese e attorno alla quale si sono sviluppate svariate iniziative culturali (incontri con scrittori, cineforum, dibattiti ecc.).
Particolarmente interessante è stata anche la mostra, tenuta nel centro storico di Siena, dei dipinti realizzati dai detenuti nel laboratorio di pittura.
È stato inoltre allestito, grazie alla collaborazione sviluppatasi con l'Istituto Agrario di Siena, uno spazio verde all'interno del carcere ove si svolgono, nei mesi estivi, i colloqui dei detenuti con i familiari e molteplici sono stati gli incontri tra gli stessi detenuti, studenti di istituti superiori e allievi universitari.
Sul finire del 2014 è nato anche il primo giornale dei detenuti della Casa Circondariale "Spirito in Libertà" prodotto dal comitato di redazione interno e frutto della collaborazione con i docenti del Ctp Pertini di Poggibonsi e soprattutto con i suoi colleghi de La Nazione, Tommaso Strambi e Cecilia Marzotti che ancora oggi tengono lezioni di giornalismo in carcere. Oltre a ciò si sono svolte diverse altre attività culturali (ne cito una per tutte: un corso di alfabetizzazione settoriale per i detenuti stranieri tenuto dall'Università per stranieri di Siena) e una serie di iniziative rieducative promosse dai gruppi di volontariato che operano in Istituto.
3) Un suo bilancio da Direttore.
Non è ancora tempo di bilanci e consuntivi. La mia agenda contiene diversi progetti che intendo realizzare. Diceva bene Henry Ford:" Sto cercando un sacco di uomini che hanno una capacità infinita di non sapere ciò che non può essere fatto".
4) Il reinserimento sociale a Siena.
Il lavoro è senza dubbio lo strumento principe della risocializzazione del detenuto. Ma affinché sia perseguibile il fine del reinserimento lavorativo del ristretto nel tessuto sociale, non è certo sufficiente l'offerta di una generica opportunità di lavoro. Considerate, infatti, le difficoltà occupazionali e la competitività che caratterizzano l'odierno mercato del lavoro, la spendibilità e l'appetibilità della forza lavoro offerta dai detenuti sono minime, se non supportate da una specifica preparazione professionale.
Nella consapevolezza di ciò, è stato predisposto un progetto molto ambizioso che punta alla creazione all'interno della Casa Circondariale di una pizzeria gestita da una cooperativa sociale che impiegherebbe come forza lavoro i detenuti. In tal modo soggetti privati dalla libertà personale avrebbero l'opportunità, grazie ad un'adeguata formazione, di diventare pizzaioli e di acquisire una professionalità facilmente spendibile sul mercato del lavoro, una volta scontata la loro pena.
5) Situazione terrorismo islamico. C'è il rischio che tra i carcerati ci possa essere qualche cellula?
Il livello di attenzione nei confronti dei detenuti e non solo islamici è molto elevato. Non si può escludere che cellule di gruppi terroristici possano annidarsi anche nelle carceri. Determinante in tal senso è lo scambio di informazioni con le forze di polizia presenti sul territorio per un'azione coordinata di monitoraggio e di prevenzione di eventuali azioni terroristiche.
6) I progetti futuri.
Preferisco non fornire anticipazioni sui progetti futuri della Casa Circondariale; mi limito a dire che alcuni di essi sono a forte impatto sociale e ben rispondono alla mission che è quella di creare un legame sempre più saldo tra carcere e territorio. Mi consenta in conclusione di spendere qualche parola sulla Polizia Penitenziaria che è finita in questi giorni nell'occhio del ciclone per le note vicende riportate da tutti gli organi di stampa.
Proprio in questo frangente avverto il dovere di evidenziare che il Corpo di Polizia Penitenziaria è composto, per la più gran parte, da uomini e donne veri, che svolgono il loro difficilissimo lavoro con estrema dignità e professionalità e che troppo spesso, a torto, non ottengono il dovuto riconoscimento da parte della società civile. Colgo l'occasione, in particolare, per ringraziare il Reparto di Polizia Penitenziaria della Casa Circondariale per la generosa dedizione con la quale opera in condizioni di deficit organico e la cui attività, per questo motivo, sovente rasenta i limiti dell'inesigibile.