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agi.it, 26 aprile 2023

Nella città-Stato asiatica il possesso di stupefacenti può costare la pena capitale. Le organizzazioni per i diritti umani hanno definito l’esecuzione “oltraggiosa e inaccettabile”. Le autorità di Singapore hanno annunciato di aver impiccato un detenuto condannato per aver contrabbandato un chilo di cannabis, ignorando le richieste internazionali per abolire nella città-Stato la pena capitale. “Tangaraju Suppiah, 46 anni, di Singapore, è stato giustiziato nella prigione di Changi”, ha confermato il portavoce del Servizio carcerario di Singapore.

Le organizzazioni per i diritti umani hanno definito l’esecuzione “scandalosa e inaccettabile”. Phil Robertson, direttore per l’Asia di Human Rights Watch (Hrw), ha espresso la sua preoccupazione: “l’uso continuo da parte di Singapore della pena di morte per il possesso di droga è un oltraggio ai diritti umani che fa sì che gran parte del mondo si chieda se l’immagine di Singapore moderna e civile sia solo un miraggio”. Il direttore regionale aggiunto di Amnesty International (AI), Ming Yu Hah, in un comunicato sottolinea che “questa esecuzione dimostra l’assoluto fallimento dell’ostinata adozione della pena di morte”.