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di Renzo Guolo

 

Il Centro, 3 gennaio 2015

 

Eccole, le ragazze italiane rapite nei dintorni di Aleppo in Siria lo scorso luglio. Compaiono in un video messo in Rete, avvolte nell'abaya, il lungo velo nero che copre testa e capo, diffuso originariamente nel Golfo e poi esportato dai gruppi islamisti nel resto del Medioriente sunnita. Nel breve, drammatico, messaggio, le due volontarie, provate in volto e nel corpo, si dicono in grave pericolo. Potremmo essere uccise, affermano facendo appello al governo italiano e ai suoi mediatori perché possano essere riportate a casa prima di Natale.

Un video, ma ancor più, parole, seppure eterodirette, che confermano come sia in corso una trattativa, e che, come rivendica dopo la "scoperta" nel web del filmato la stessa organizzazione che le tiene in ostaggio, Greta e Vanessa non sono nelle mani dell'Is ma del fronte Al Nusra, al quale sarebbero state cedute dopo il sequestro da parte di predoni ribelli.

Carcerieri non certo meno duri, ma che almeno sin qui, non hanno seguito le tremende pratiche "rituali" messe in atto da John il Boia e dagli altri membri del famigerato circuito penitenziario dello Stato islamico. Il gruppo guidato dallo sceicco siriano al Golani, non ha decapitato ritualmente ostaggi occidentali. Al Nusra aderisce a Al Qaeda e non all'Is.

E la leadership qaedista, memore dell'isolamento in cui si era venuto a trovare in Iraq il gruppo di Zarkawi, con il suo stragismo, le sue brutali azioni nei confronti degli altri gruppi confessionali, le sue macabre esecuzioni rituali, ha imposto una linea che non si prestasse a reazioni di rigetto. Al di là delle differenze strategiche - i qaedisti prediligono il Nemico lontano, l'Is quello vicino -, questo atteggiamento è divenuto una discriminante tra i due gruppi. Una linea "nazionale", dovuta al fatto che Al Nusra è ormai composto prevalentemente da siriani, inevitabilmente più attenti alle dinamiche e alle relazioni locali.

La necessità di garantire flussi di finanziamento, è divenuta per Al Nusra una priorità dopo che gli Usa hanno sollevato con forza la questione di individui e organizzazioni non governative del Kuwait che foraggiano il Fronte al-Nusra e altre organizzazioni estremiste in Siria. Monetizzare la presa di ostaggi, permette di colmare, almeno parzialmente, gli introiti mancanti. Anche perché l'espansione dei rivali dello Stato Islamico, verso il quale al Nusra, che pure è stato a lungo il gruppo militarmente più efficiente nella lotta a Assad tanto da svuotare le fila dell'Els, i ribelli non islamisti, ha subito a sua volta un'emorragia di combattenti stranieri nei confronti del gruppo di Al Baghdadi. Svolta che ha indebolito il ruolo di Al Nusra, divenuto meno importante anche agli occhi dei suoi più o meno occulti finanziatori. Alimentare le casse è così divenuta una priorità. E gli italiani, come del resto gli altri europei, ad eccezione dei britannici accomunati nella linea dura agli americani, pagano.

Del resto i nostri servizi d'intelligence parlano di fase delicatissima, di momenti in cui tutto si può concluder. e positivamente o precipitare in un dramma. Il fatto che il video sia uscito solo ora, anche se il cartello tenuto da una delle ragazze indica, senza possibilità di riscontro la data del 17 dicembre, significa che la fase di massima pressione sulle autorità italiane è cominciata. Fare vedere i due ostaggi vivi, dopo che si era temuto a lungo per la loro sorte e mancavano immagini che confermassero il loro essere in vita, significa che siamo al finale di partita. Certo, non sarà una trattativa facile.

Un esponente di Al Nusra ha sottolineato come l'Italia sia nel fronte ostile all'islam radicale e vada annoverata nel campo del Nemico, statuto che rende particolarmente complicata la situazione di Greta e Vanessa. Ma, in Siria come altrove, gli jihadisti hanno mostrato spesso una linea pragmatica, finalizzata innanzitutto al conseguimento di un risultato destinato a salvaguardare gli interessi dell'organizzazione. Potrebbe essere così anche questa volta.