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di Errico Novi

Il Dubbio, 12 ottobre 2023

L’idea prevalente, ai vertici di via Arenula, è che si debba andare oltre il testo base adottato dieci giorni fa dalla commissione Giustizia di Montecitorio. “Ci sono varie soluzioni. Le valuteremo, siamo aperti ad altre proposte in arrivo. Con i sottosegretari Andrea Delmastro e Andrea Ostellari partiamo comunque da una certezza: l’improcedibilità va archiviata”.

Il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto descrive così, interpellato dal Dubbio, la road map sulla riforma della prescrizione. L’idea prevalente, ai vertici di via Arenula, è che si debba andare oltre il testo base adottato dieci giorni fa dalla commissione Giustizia di Montecitorio. Non si resterà dunque fermi alla legge ex Cirielli, ripristinata dalla proposta iniziale, a firma del deputato di Forza Italia Pietro Pittalis.

Sisto ne parla a poche ore dalla riunione di maggioranza che, sulla prescrizione, ha presieduto due giorni fa a Montecitorio. Come anticipato da Repubblica, su quel tavolo è stata prospettata, tra le altre, anche un’ipotesi mai discussa finora: lo slittamento del “blocca prescrizione” dalla pubblicazione della sentenza di primo grado al deposito della sentenza d’appello. In realtà, come chiariscono sia Sisto che diversi esponenti del centrodestra intervenuti all’incontro, non si è arrivati ad alcuna conclusione, neppure su quell’ipotesi che, in apparenza, resusciterebbe la legge Bonafede. Soprattutto, l’idea di abolire la prescrizione alle porte del terzo grado di giudizio sarebbe eventualmente bilanciata da una “riattivazione del cronometro” qualora la Cassazione non producesse direttamente una sentenza definitiva ma rinviasse il processo in appello.

Tra Sisto e i deputati della commissione Giustizia si è convenuto sulla necessità di introdurre qualche aggiustamento rispetto al testo base. Quanto meno per scongiurare quei casi in cui, come spiega un deputato, un processo rischia di estinguersi, in appello o in Cassazione, senza che si abbia la possibilità di celebrare il successivo grado di giudizio neppure in tempi fulminei. Il viceministro della Giustizia insiste soprattutto sull’urgenza di eliminare il meccanismo dell’improcedibilità, individuato dalla riforma Cartabia per attenuare i guasti del “blocca prescrizione” di Bonafede: “A riguardo c’è assoluta sintonia fra il sottoscritto, Delmastro e Ostellari”, cioè con i due sottosegretari che, insieme con Sisto, proiettano ai vertici di via Arenula la rappresentanza dei tre maggiori partiti di centrodestra: FI, FdI e Lega. “Aspettiamo di valutare altre proposte”, dice il numero due della Giustizia. Ne arriveranno dai deputati, come conferma l’azzurro Pittalis, vicepresidente della commissione presieduta dal meloniano Ciro Maschio. Lunedì sera insomma si è provato a squadernare le varie opzioni, senza “eleggerne” una in particolare. Di certo la riunione ha prodotto lo slittamento del termine per presentare gli emendamenti, inizialmente fissato per ieri e posticipato a lunedì prossimo.

Sul blocco della prescrizione dopo l’appello, la giunta dell’Unione Camere penali, appena rinnovata dal congresso dello scorso fine settimana, ha diffuso ieri mattina una nota nettamente critica: “In mancanza di un testo normativo ci asteniamo dal formulare giudizi”, premette l’esecutivo del nuovo presidente Francesco Petrelli, “possiamo certamente apprezzare la scelta, da noi propugnata, del superamento dell’improcedibilità con il ritorno alla prescrizione sostanziale. Desta invece forte perplessità l’interruzione della prescrizione dopo la sentenza di appello, che lascerebbe la fase di legittimità priva di ogni presidio, con un conseguente rischio di dilatazione dei tempi del processo in contrasto con il principio di ragionevole durata e della finalità rieducativa della pena”. Una valutazione severa dettata anche dal fatto che, nell’ipotesi circolata inizialmente, non compariva alcun rimedio per i casi in cui la Suprema corte opti per il rinvio in appello.

Come si chiuderà la partita? Tra le ipotesi calde, a parte il “blocco in Cassazione”, sembra assai quotato il modello indicato, nel 2021, dalla commissione Lattanzi: una riformulazione della legge Orlando che bilanci diversamente le sospensioni in appello e in Cassazione, in modo che durino rispettivamente 24 e 12 mesi. Com’è noto, questa tecnica prevede che se si supera il bonus concesso a ciascuna delle due fasi del processo, non solo il cronometro della prescrizione ricomincia a correre, ma il tempo in cui il timer è rimasto fermo viene reinserito nel conteggio, a costo di provocare l’istantanea prescrizione del reato. Rispetto al blocco in Cassazione, c’è il vantaggio di accelerare i tempi del giudizio penale senza lasciare neppure virtualmente aperta l’ipotesi di una durata indefinita del processo. Ma per capire dove tira il vento, basterà attendere il deposito degli emendamenti. A quel punto, immaginare la rotta sarà più semplice.