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di Filomena Gallo*

La Stampa, 9 gennaio 2024

“Buon anno”. Questo è l’augurio che facciamo e che riceviamo in questi giorni. Sarebbe bello sì, un nuovo anno che in questo nostro paese almeno realizzi il desiderio di stabilità e di certezza in materia di diritti fondamentali della persona. La possibilità di poter guardare al tempo che arriva e che passa con la certezza che le nostre libertà personali saranno rispettate. Occorrerebbe per questo un’agenda politica che porti un futuro dove i nostri diritti siano garantiti e protetti. Una agenda che ponga i diritti fondamentali al centro dell’investimento che siamo tutti chiamati a fare sul presente e su un futuro diverso: fondi per la ricerca scientifica e per la cura delle malattie rare, il Piano Sanitario Nazionale da riformare dal 2006 affinché lo Stato possa stabilire le linee generali di indirizzo del Servizio Sanitario Nazionale che possa rispondere alle esigenze mutate delle persone con fragilità diverse, il diritto alla scienza, una informazione corretta, l’ambiente, i diritti civili, la partecipazione alla vita democratica. E questa è l’agenda che l’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica ha adottato. Non è un elenco asettico di termini, parole messe lì come concetti astratti. No, riguardano le nostre vite.

Quando nel giugno 2012 l’Assemblea generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, con una risoluzione, ha stabilito che ogni anno vi sia la giornata internazionale della felicità, ha voluto andare al cuore delle questioni. La risoluzione recita: “L’Assemblea generale, consapevole che la ricerca della felicità è uno scopo fondamentale dell’umanità, riconosce la necessità di un approccio più inclusivo, equo ed equilibrato alla crescita economica che promuova lo sviluppo sostenibile, l’eradicazione della povertà, la felicità e il benessere di tutte le persone. E decide di proclamare il 20 marzo la Giornata Internazionale della Felicità, invitando tutti gli stati membri, le organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite, e altri organismi internazionali e regionali, così come la società civile, incluse le organizzazioni non governative e i singoli individui, a celebrare la ricorrenza della Giornata Internazionale della Felicità in maniera appropriata, anche attraverso attività educative di crescita della consapevolezza pubblica”. Se gli Stati Uniti nella Dichiarazione d’indipendenza hanno previsto il diritto alla felicità, nel nostro paese non si è voluto elevare a diritto uno stato emotivo. Possiamo includerlo solo indirettamente nell’articolo 3 della nostra Costituzione, e più precisamente “nel pieno sviluppo della persona umana”, in quanto “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

La libertà è la precondizione della nostra felicità, perché siamo diversi e quindi ognuno, nel rispetto delle libertà altrui, dovrebbe poter scegliere come vivere la propria vita. Una democrazia adulta deve rispettare la libertà dei suoi cittadini, dando loro le informazioni e i mezzi e lasciando poi lo spazio per esercitare le preferenze individuali. La coercizione e i divieti sono manifestazioni di una democrazia fragile e impaurita, in cui il profilo morale delle nostre scelte rischia di essere schiacciato dagli obblighi. Dove non c’è la possibilità di scelta non c’è spessore morale. E non ci sono cittadini ma sudditi che devono aderire a modelli paternalistici e moralistici. Buon anno, dunque, in primis di libertà e di diritti fondamentali.

*Avvocata, Segretaria dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica