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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 17 novembre 2023

La lettera-appello dei dirigenti penitenziari al ministro e ai vertici del Dap per un aumento dell’organico e un adeguato riconoscimento economico del ruolo. Aumento dell’organico dei Direttori di carcere, in modo da garantire a ciascuno di loro un solo incarico. Un riconoscimento economico adeguato al ruolo e alle responsabilità di tale figura. Un maggiore sostegno psicologico e sociale per questa professione complessa e impegnativa. Sono le richieste che numerosi dirigenti penitenziari hanno rivolto, tramite una lettera, al ministro della giustizia Carlo Nordio e ai vertici del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap).

Un accorato appello, un grido di dolore, dopo la morte improvvisa della dottoressa Patrizia Incollu, direttrice dell’Istituto penitenziario di Nuoro, della Casa circondariale di Lanusei e della Casa di reclusione di Mamone. Una seria e diligente dirigente, costretta a ricoprire più incarichi contemporaneamente, a causa della carenza di organico. Un lavoro gravoso, stressante e pericoloso, che non è mai stato adeguatamente riconosciuto. La lettera inviata dai direttori penitenziari alle istituzioni ha rivelato una profonda preoccupazione e insoddisfazione nel settore.

Il motivo di tale accorato appello, come detto, è la recente perdita della dottoressa Patrizia Incollu, una figura di spicco che ha ricoperto ruoli chiave presso i tre penitenziari sardi. Patrizia Incollu non era solo una direttrice, ma anche un’amica e collega per molti nel mondo penitenziario. La sua prematura scomparsa è stata attribuita al costante viaggiare da un istituto all’altro, cercando di colmare le lacune lasciate da un’amministrazione che, secondo i dirigenti penitenziari, è stata per troppo tempo lontana, distratta e indifferente ai sacrifici richiesti.

Nella lettera, i direttori lamentano una mancanza di rispetto per il loro lavoro, evidenziando il peso gravoso di essere responsabili delle vite di coloro che lavorano e vivono in carcere. Questo senso di responsabilità si acuisce quando vengono loro affidati più istituti a causa della carenza di personale, nonostante le recenti assunzioni. Gli autori dell’appello sottolineano la mancanza di rispetto per il lavoro dei direttori, che non conosce orari fissi e che li espone a fatiche emotive di difficile gestione. Inoltre, denunciano l’indifferenza nei confronti delle loro vite personali, vissute in simbiosi con il carcere a causa del loro innato senso del dovere.

La lettera descrive un grido di dolore, una richiesta di aiuto e speranza affinché l’amministrazione penitenziaria e la politica ascolti le preoccupazioni dei direttori del carcere. Essi chiedono un riconoscimento adeguato per la dedizione e la missione svolta nel garantire la sicurezza, tutelare chi lavora in carcere e restituire dignità a coloro che hanno commesso errori. Infine, i dirigenti penitenziari concludono affermando che il loro malessere ha radici profonde, ma credono che un cambiamento sia possibile attraverso un impegno rinnovato dell’amministrazione nel rispetto e nel riconoscimento del lavoro da loro svolto, che considerano una vera e propria missione.

Nel frattempo, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, ha recentemente accolto, anche se virtualmente, i 56 nuovi dirigenti penitenziari che prenderanno servizio entro il 20 novembre nei rispettivi istituti. Questi dirigenti rappresentano i vincitori dell’ultimo concorso per dirigenti penitenziari bandito da Via Arenula dopo un’attesa di 25 anni. Dopo un anno di formazione specifica e pratica sul campo, sono ora pronti ad assumere il loro ruolo chiave nell’amministrazione penitenziaria.

Nordio ha sottolineato la presenza di una “nuova generazione di direttori”, evidenziando i volti “a volte estremamente giovani” di questi dirigenti provenienti da diverse parti d’Italia. Nel suo saluto, il Guardasigilli ha enfatizzato il principio della rieducazione, richiamato dalla Costituzione italiana e sottolineato come l’utilità e la convenienza sociale siano fondamentali. Il Ministro ha annunciato contatti con diverse associazioni per un progetto chiamato “recidiva zero”, mirato a garantire opportunità di lavoro ai detenuti al momento del rilascio, riducendo così il rischio di recidiva.

Il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Giovanni Russo, ha descritto il percorso che attende i nuovi direttori come delicato ma coinvolgente. Ha elogiato questa “nuova generazione di direttori” come giovani professionisti altamente motivati e ben preparati dal punto di vista della formazione e degli ideali. Tuttavia, se da una parte c’è l’entusiasmo per l’arrivo di nuovi dirigenti, dall’altra c’è la nota di preoccupazione espressa nella lettera precedente da parte dei direttori penitenziari già in carica. Essi, ricordiamolo nuovamente, hanno evidenziato la mancanza di ascolto delle loro istanze da parte delle autorità competenti, sottolineando la necessità di rispetto e riconoscimento per il lavoro svolto dagli attuali dirigenti. Mentre il Ministro Nordio si concentra sulla promozione della rieducazione e sulla preparazione dei nuovi dirigenti per affrontare questa sfida, la comunità dei direttori penitenziari spera che le istanze sollevate nella loro lettera siano prese in seria considerazione, garantendo così un equilibrio tra il rinnovamento auspicato e il rispetto per l’esperienza acquisita dagli attuali dirigenti penitenziari.