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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 9 febbraio 2024

La Puglia e la Lombardia sono le regioni più in difficoltà, con tassi di affollamento rispettivamente del 143,1% e del 147,3%. I recenti aggiornamenti sui dati del sovraffollamento carcerario confermano una tendenza preoccupante e sempre più allarmante. Secondo i dati appena aggiornati dal ministero della Giustizia, al 31 gennaio di quest’anno, il numero di detenuti ha raggiunto la cifra record di 60.637, rispetto a i soli 51.347 posti ufficiali disponibili. Ciò significa che il sistema carcerario italiano opera di gran lunga oltre il suo limite, senza dimenticare che vanno sottratti 3.000 posti inagibili. Una tendenza in crescita che vede un incremento significativo rispetto all’anno precedente, con un aumento di oltre 7.000 detenuti dall’inizio del 2021. Tale aumento, che corrisponde a una media mensile dello 0,8% negli ultimi sei mesi, mette in evidenza una situazione che si fa sempre più critica col passare del tempo. Un aspetto particolarmente preoccupante è rappresentato dal numero crescente di suicidi all’interno delle carceri nel corso del 2024. Con ben 16 tragiche perdite in meno di un mese e mezzo, l’ultimo ieri nel carcere di Marassi, un dato che è un campanello d’allarme evidenziato dalle condizioni estreme in cui si trovano i detenuti. Il tasso di affollamento medio, calcolato sul numero dei posti ufficiali e non su quelli effettivamente disponibili, si attesta al 118,1%. Tuttavia, questa cifra risulta ancora più preoccupante in alcune regioni del paese. La Puglia e la Lombardia emergono come le regioni più in difficoltà, con tassi di affollamento rispettivamente del 143,1% e del 147,3%.

Tra gli istituti più affollati alcuni destano particolare preoccupazione. Brescia “Canton Monbello”, con un tasso di affollamento del 218,1%, si trova al vertice di questa lista, seguito da Grosseto (200%), Lodi (200%), Foggia (189%), Taranto (182,2%) e Brindisi (181,51%). Ricordiamo che all’epoca della sentenza Torreggiani dell’8 gennaio 2013, quando l’Italia fu condannata dalla Cedu per sistematici trattamenti inumani e degradanti, il tasso di sovraffollamento era nel 2010 del 151% (67.961 detenuti quando la capacità massima del sistema carcerario era di 45.000 detenuti) e al 148% (66.585) nel 2012.

La situazione attuale non solo mette a dura prova il sistema carcerario italiano, ma solleva anche serie preoccupazioni per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani dei detenuti. Il sovraffollamento, infatti, non solo compromette le condizioni di vita all’interno delle prigioni, ma aumenta anche il rischio di trattamenti inumani e degradanti.

Ma ancora una volta, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito il vecchio mantra che il problema del sovraffollamento si risolve costruendo nuove carceri e non depenalizzando reati, oppure rinforzando le misure alternative alla detenzione. A tal proposito, l’associazione Antigone risponde con un’analisi più approfondita della situazione, rivelando una complessità che va ben oltre la mera costruzione di nuove carceri. Da ottobre 2022, appena l’attuale governo si è insediato, ha espresso l’intenzione di costruire nuove carceri, ma la storia insegna che il processo di realizzazione di tali strutture richiede tempo considerevole. In media - come sottolinea Antigone -, in Italia, sono necessari almeno 10 anni per portare a termine la costruzione di una nuova prigione. Nel frattempo, il sovraffollamento rimane un problema immediato e urgente che richiede soluzioni immediate. Costruire un carcere non è solo una questione di investimenti finanziari considerevoli. Servono circa 25 milioni di euro per la realizzazione di una nuova struttura, e considerando il numero attuale di detenuti senza posti regolamentari, sarebbero necessari ben 52 nuovi istituti, per un totale di oltre 1 miliardo e 300 milioni di euro. Ma la questione non si esaurisce qui. Le carceri richiedono personale qualificato per funzionare in modo efficace e umano. Agenti, educatori, psicologi, medici, mediatori, direttori, amministrativi, assistenti sociali, infermieri: tutte figure essenziali per garantire il funzionamento delle strutture carcerarie. Eppure, al momento, esiste già una carenza di personale che rende difficile soddisfare il fabbisogno anche nelle carceri esistenti.

Il bilancio dell’Amministrazione penitenziaria, di circa 3 miliardi di euro l’anno, vede i due terzi di questa cifra destinati alle spese di personale. Inoltre, Antigone ricorda c’è la questione dei reati depenalizzabili e delle misure alternative alla detenzione. Molti paesi, dagli Stati Uniti al Canada all’Europa, stanno rivalutando la loro politica riguardo a reati minori, come quelli legati alla cannabis, con l’introduzione di politiche più flessibili e alternative alla prigione. Investire in queste misure non solo allevierebbe il sovraffollamento carcerario, ma potrebbe anche favorire il reinserimento sociale dei detenuti e ridurre il tasso di recidiva. Il sovraffollamento carcerario non solo viola i diritti delle persone detenute, ma mette anche a dura prova il lavoro degli operatori penitenziari, come evidenziato dai sindacati della polizia penitenziaria stessi. Gestire un numero di detenuti ben superiore alla capienza delle carceri non solo aumenta il rischio di incidenti e violenze, ma anche l’impatto emotivo e psicologico sul personale addetto.

In attesa dei dati del 2023, Antigone rileva che nel 2022 oltre 4.000 detenuti sono stati risarciti economicamente o hanno ricevuto sconti sulla loro pena a causa delle condizioni detentive inaccettabili. È chiaro che il sovraffollamento carcerario è un problema complesso che richiede soluzioni urgenti e innovative al fine di garantire il rispetto dei diritti umani e la sicurezza sia dei detenuti che del personale penitenziario.

L’attuale scenario carcerario italiano è quindi in uno stato di emergenza che rischia di non essere più arginato. Rita Bernardini di Nessuno Tocchi Caino e il deputato Roberto Giachetti di Italia Viva, impegnati da quasi 20 giorni in uno sciopero della fame per attirare l’attenzione sul sovraffollamento carcerario, hanno lanciato un appello urgente al dialogo politico per affrontare questa crisi. Una buona notizia c’è.

Rivedendo la decisione della capogruppo di mercoledì ieri l’Aula ha deciso che la settimana prossima inizia l’iter in Commissione giustizia della proposta di legge sulla liberazione anticipata speciale promossa da Nessuno Tocchi Caino e presentata da Roberto Giachetti alla Camera. “Siamo grati - hanno dichiarato Bernardini e Giachetti - a tutti coloro, maggioranza e opposizione, che hanno voluto condividere l’impegno per uscire dall’emergenza affollamento. Una scelta importante e non scontata che siamo certo aiuterà a trovare soluzioni rapide ed adeguate per ridurre le sofferenze dell’intera comunità carceraria”.

Lo sciopero della fame di Bernardini e Giachetti, ai quali si sono aggiunte diverse personalità, dall’ex garante nazionale Emilia Rossi alle detenute e detenuti del carcere Vallette di Torino, è un segno della loro determinazione nel chiedere interventi immediati contro il sovraffollamento carcerario. Ma sono anche pronti ad accogliere qualsiasi proposta alternativa che miri al medesimo obiettivo: governare l’emergenza del sovraffollamento carcerario. Il tempo stringe, e ogni ritardo potrebbe avere conseguenze tragiche.